zelòta

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sm. e f. (pl. m. -i) [sec. XIV; dal greco zelōtes (da zelos, zelo), calco dell'ebraico qannā'].

1) Aderente a una corrente politico-religiosa giudaica sorta e operante nel sec. I d. C. Praticavano una severa osservanza della Legge (analoga a quella che contraddistingueva i farisei) e, conseguentemente, un acceso nazionalismo (messianismo politico), che si tradusse nell'opposizione armata contro la dominazione romana della Palestina. Forse inizialmente organizzati da Giuda Galileo, assunsero l'iniziativa dell'insurrezione antiromana che si concluse con la distruzione di Gerusalemme del 70. Una seconda rivolta dal 132 al 135, sotto l'impero di Adriano, si risolse in un insuccesso.

2) Per estensione, nome del partito politico-religioso sorto a Tessalonica durante le lotte per l'impero tra Giovanni V Paleologo e Giovanni VI Cantacuzeno. Saldamente organizzato, il partito propugnava radicali riforme sociali in base alla premessa della confisca dei beni dell'aristocrazia e dei monasteri per destinarli alla difesa e alla buona amministrazione della città e al sollievo dei ceti più umili. Conquistato il potere, gli zeloti fecero di Tessalonica una Repubblica indipendente (1345-49), che Giovanni VI riuscì a sottomettere solo con la forza e con aiuti ottomani.