Geografia

(greco Éphesos), antica città dell'Asia Minore, presso la foce del fiume Caistro (oggi Küçük Menderes) nel Mar Egeo, vicino all'odierno centro turco di Selçuk.

Storia

I reperti archeologici confermano la sua origine micenea: la città fiorì ben presto per gli attivi commerci del suo porto. Verso la fine del II millennio Efeso divenne una colonia ionica, conoscendo dapprima la dominazione della dinastia dei Basilidi, poi un governo aristocratico e alla fine la tirannide. Nel sec. VI a.C. Creso se n'impadronì dopo aspra battaglia; gliela tolse Ciro e con i Persiani la città si adagiò nel suo benessere, prestando uno svogliato assenso alle aspirazioni indipendentistiche della Lega Delio-Attica (478 a.C.). La strappò ai Persiani Alessandro Magno e fu poi oggetto di contesa fra i vari monarchi ellenistici, finché venne in possesso del regno di Pergamo, con il quale fu donata ai Romani (133 a.C.). Aderì al cristianesimo e divenne uno dei maggiori centri cristiani dell'Oriente. I Goti la devastarono nel 263, ma si riebbe prontamente e tornò a fiorire fino al 655, quando la conquista musulmana la condannò a una immeritata decadenza. Fu una delle città più popolose del mondo antico (225.000 abitanti nel periodo ellenistico-romano) e fra le più ricche. § Con il nome di latrocinio o eccidio di Efeso è conosciuto il concilio convocato nel 449 da Teodosio II per la riabilitazione di Eutiche. §

Archeologia

Di Efeso arcaica rimangono i ruderi del grande tempio ionico di Artemidepiù volte ricostruito (il primo tempio in marmo del 550 a.C. ca., è legato al nome del re Creso di Lidia), le cui sculture si trovano al British Museum di Londra. Imponenti i resti della città ellenistico-romana all'interno delle mura erette da Lisimaco di Tracia (287 a.C.). Le strade della città erano porticate; la principale è la cosiddetta via Arcadiana. L'agorà del porto aveva pianta quadrata ed era circondata di portici. Altro grande piazzale con portici è quello detto di Verulanus. Di età ellenistica è il teatro, rifatto in età romana. Una via monumentale, sulla quale prospettano vari monumenti pubblici (tempio di Adriano) e privati, conduce all'agorà superiore, con il bouleutérion e altri edifici pubblici, e alla grande terrazza del tempio di Domiziano. Presso l'incrocio tra questa via e la via del teatro, quasi al centro del complesso degli scavi, sono state rialzate la biblioteca di Celso (sec. II d.C.) e la porta di Mazeo e Mitridate, di età augustea. Del periodo cristiano restano avanzi di numerose chiese, messi in luce dagli scavi. Al centro della città antica si trovava la chiesa doppia di S. Maria, ricavata da una sala a colonne ellenistica lunga 265 m: nel sec. III la parte occidentale venne trasformata in una chiesa a tre navate con atrio (dove nel 431 si tenne il Concilio Ecumenico che condannò Nestorio), quella orientale in bagni e abitazioni. Nel sec. VII entro il perimetro del sec. III vennero realizzate due chiese minori, una a croce greca iscritta con cupola e una basilicale, entrambe con atrio. La chiesa più importante di Efeso era però quella di S. Giovanni Evangelista, eretta sul colle di Selçuk come martyrion dell'apostolo e ricostruita nel sec. VI da Giustiniano in forme eccezionalmente grandiose, derivate dai SS. Apostoli di Costantinopoli. Tra gli altri resti cristiani si ricorda il complesso cimiteriale detto dei Sette Dormienti, sorto nel sec. V-VI su un sepolcreto d'età romana, con una chiesa, sale ad arcosoli e camere sepolcrali decorate con mosaici pavimentali e affreschi. Nei pressi della chiesa di S. Giovanni, i Turchi eressero la moschea di Isa Bey (1375, architetto Alī di Damasco). Il complesso quadrangolare di 57×51 m comprende un grande cortile ad arcate con fontana per le abluzioni e una sala di preghiera, restaurata nel sec. XX, formata da due navate disposte trasversalmente, ciascuna con una cupola centrale davanti al miḥrāb. Resta un minareto dei due originari. Il sito archeologico di Efeso è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2015.

Bibliografia

E. Reisch, F. Knoll, J. Keil, Die Marienkirche, Vienna, 1932; C. Praschnicker, F. Miltner, H. Garstinger, Das Coemeterium der Sieben Schläfer, Vienna, 1937; J. Keil, G. A. Sotiriu, H. Hörmann, F. Miltner, Die Johanneskirche, Vienna, 1951; A. Bammer, R. Fleischer, D. Knibbe, Führer durch das Archaeologische Museum in Selçuk-Ephesos, Vienna, 1974; Autori Vari, Funde aus Ephesos und Samothrake, Vienna, 1978; E. Lessing, W. Oberleitner, Ephesos, Weltstadt der Antike, Vienna, 1978; A. Bammer, Das Heiligtum von Artemis von Ephesos, Graz, 1984.

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