Anopticon

Il termine, di origine greca, significa letteralmente “senza ottica”, ovvero “senza vista”. Si tratta di una struttura paradossale ideata da Umberto Eco nell’ambito della cacopedia (vedi): un immaginario carcere costruito in modo che l’unico a poter essere osservato sia il sorvegliante, che da parte sua non avrà alcuna vista dei sorvegliati. Si tratta del rovesciamento paradossale del Panopticon, il carcere immaginario teorizzato dal filosofo Jeremy Bentham nel 1971. Dalla teorizzazione di Eco ha preso nome anche il Progetto Anopticon, un tentativo di schedatura delle telecamere di videosorveglianza collocate in luoghi pubblici, realizzato tramite la collaborazione di una community di utenti online, con l’obiettivo di segnalare eventuali collocazioni illegali e violazioni della privacy.