favo

conglomerato di foruncoli più spesso localizzato alla nuca, che si manifesta con una chiazza infiltrata e molto dolente, circondata da un esteso alone infiammatorio. Il suo agente eziologico è lo Staphilococcus Aureus. Ha evoluzione pustolosa e necrotica. Si accompagna a febbre di tipo settico e a una adenite infiammatoria regionale. Esita in cicatrice. Il trattamento è antibiotico, sulla base dell'antibiogramma, data la frequenza dei ceppi di Staphilococcus Aureus poliresistente.
Il termine favo indica anche una micosi, del genere tigna, causata dal fungo Trichophyton schoenleini, detta anche tigna favosa. Colpisce il cuoio capelluto, provocando lesioni crostose giallastre, stratificate, fra loro confluenti, raggruppate in formazioni dette "scutuli" (costituite da un ammasso di spore, ife miceliali, peli tronchi, pus e materiale corneo) dal caratteristico odore di urina di topo. Lascia sempre esiti cicatriziali alopecici. Attualmente rarissima in Italia. La terapia è a base di antimicotici (griseofulvina o derivati imidazolici) per via sistemica.