diabete mellito

malattia del ricambio caratterizzata da alterazione del metabolismo dei carboidrati. Il paziente diabetico, per una carenza assoluta o relativa di insulina, non riesce a utilizzare gli zuccheri; pertanto questi restano in circolo e determinano un aumento della glicemia. Il diabete mellito si riconosce per la cronica iperglicemia, spesso accompagnata da polidipsia (aumento della sete), poliuria (aumento della quantità di urine), perdita di peso, obnubilamento del sensorio, che conducono, in assenza di adeguata terapia, al coma e alla morte.
Le differenti forme di diabete mellito
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha proposto nel 1985 una classificazione del diabete mellito, che è attualmente in uso in tutto il mondo. Essa comprende alcune classi cliniche e alcune condizioni considerate a rischio statistico per il diabete mellito. Tra le classi cliniche vi sono: IDDM o di tipo 1 (diabete mellito insulino-dipendente), caratterizzato da un esordio generalmente brusco e grave, spesso come conseguenza di una malattia infettiva stagionale, che compare in soggetti giovani o in bambini, e necessita di terapia insulinica; NIDDM (diabete mellito non insulino-dipendente) o di tipo 2, che si presenta invece con esordio graduale e in genere colpisce soggetti di media età, spesso obesi, i quali nella maggior parte dei casi hanno dei diabetici tra i parenti di primo grado; diabete mellito collegato alla malnutrizione, presente esclusivamente nei paesi sottosviluppati, pare per diretto danno pancreatico; altre condizioni o sindromi in cui il diabete mellito si associa a malattie del pancreas, malattie di origine ormonale, condizioni indotte da farmaci o sostanze chimiche, anormalità dell'insulina o dei suoi recettori, o sindromi genetiche. Tra le condizioni cliniche in cui si osserva un'alterazione del metabolismo glicidico, sono state inserite inoltre: la ridotta tolleranza glicidica, situazione caratterizzata da iperglicemia lieve, spesso presente in individui obesi, che generalmente si normalizza con il recupero del peso ideale; il diabete mellito gestazionale, con iperglicemia che compare in gravidanza e può regredire dopo il parto, costituendo pur sempre un elemento di rischio per sviluppo successivo di diabete mellito. Tra le classi di rischio statistico vanno considerati i soggetti con normale tolleranza glicidica, ma aumentato rischio di sviluppare il diabete mellito: si tratta di soggetti che in passato abbiano avuto diagnosi di diabete mellito o ridotta tolleranza glicidica; gemelli monozigoti di pazienti diabetici; parenti di primo grado di pazienti malati di diabete mellito non insulino-dipendente; persone obese; madri di neonati di peso superiore ai 4,5 kg.
Quadro clinico e terapia
Il diabete mellito è caratteristicamente una malattia che in tempi lunghi può compromettere la retina, il rene, i nervi periferici e comportare un aggravamento della patologia arteriosclerotica cardiaca dei vasi, degli arti e del sistema nervoso centrale. Tra le cause, molteplici e non del tutto chiarite, concorrono fattori ereditari, genetici, ambientali, immunologici, interferenze ormonali e fenomeni acquisiti. Per quanto riguarda la diagnosi di diabete mellito, a volte evidente a volte molto difficile, generalmente è considerato sufficiente eseguire due misurazioni della glicemia a digiuno, che confermeranno la diagnosi qualora evidenzino valori di glicemia superiori a 140 mg per dl in entrambi i casi. La terapia del diabete mellito, se seguita scrupolosamente, consente di ottenere un perfetto compenso glicidico e quindi di evitare la comparsa delle complicazioni che costituiscono il maggiore problema per il paziente: fondamentale è la terapia dietetica, che a seconda del quadro clinico può essere sufficiente da sola, oppure essere associata a farmaci antidiabetici (ipoglicemizzanti orali o insulina). La prescrizione dietetica deve essere seguita scrupolosamente, in particolare per quanto riguarda le restrizioni che comprendono zucchero, dolciumi in genere, gelati, bevande gasate artificiali, vini dolci e liquorosi e sciroppi. Importante è, poi, un adeguamento della quantità dei cibi consumati alle reali necessità dell'organismo in modo da evitare il sovrappeso. Per questo è necessario pesare per un certo tempo gli alimenti in modo da stabilire con precisione il volume delle razioni consentite. Per un miglior controllo della stabilità della glicemia, fondamentale è inoltre la suddivisione degli alimenti in tre o quattro pasti evitando pasti eccessivamente ricchi e altri troppo poveri. Le bevande alcoliche sono consentite in modica misura solo sotto il diretto controllo del medico. Gravi deroghe alla prescrizione dietetica possono essere, specie se ripetute, alla base di scompensi della malattia che possono portare al coma diabetico o al coma ipoglicemico. Il diabete può scompensarsi anche in seguito a malattie infettive o terapie cortisoniche. Il sopraggiungere di uno stato di coma duabetico (ipoglicemico o iperglicemico) è un'emergenza che impone il trasporto d'urgenza in ospedale.

Ancora sperimentali sono le tecniche chirurgiche. Il trapianto di isole di Langerhans (strutture pancreatiche preposte alla produzione di insulina) ha dato perlopiù miglioramenti temporanei, mentre a partire dal 2007 l’applicazione di interventi bariatrici (che agiscono sul tratto gastrointestinale nella cura dell’obesità) su pazienti obesi affetti da diabete di tipo II ha prodotto risultati soddisfacenti, ma da controllare sul lungo periodo.
Nel 2009 il XIV Congresso mondiale di chirurgia dell'obesità e delle malattie metaboliche ha presentato uno studio su 135.000 casi di operati di by-pass gastrico o di diversione bilio-pancreatica, che presentano il 78,1% di remissione del diabete.