interferone
(o interferon, abbreviato in IFN), glicoproteina solubile di origine naturale, appartenente alla famiglia delle citochine. Viene prodotta da vari tipi di cellule nel corso di infezioni virali, come risposta fisiologica dell'organismo. L'azione protettiva dell'interferone (ottenuta attraverso il blocco dell'RNA-messaggero virale) si estende anche alle cellule non infettate e la sua produzione è risultata essere specie-specifica, non virus-specifica (ciò significa che, una volta indotto, l'interferone è in grado di svolgere il suo effetto protettivo nei confronti di vari tipi di virus). In particolare, esso agirebbe non direttamente sui virus ma su un gene delle cellule, localizzato sul cromosoma 21, in grado di sintetizzare proteine antivirali che inibiscono la replicazione del virus all'interno della cellula. In relazione alle particolari condizioni in cui si trovano ad agire, queste molecole si trovano ad amplificare o sopprimere la risposta immunologica: possono regolare la produzione di anticorpi, la funzione di linfociti T, possono indurre modificazioni della superficie delle cellule ecc. Esistono in natura diversi tipi di interferone: (1) IFN-alfa (IFN-α), prodotto principalmente dai leucociti, in particolare dalle cellule dendritiche plasmacitoidi; (2) IFN-beta (IFN-β), prodotto prevalentemente dai fibroblasti e dalle cellule epiteliali; (3) IFN-gamma (IFN-γ), prodotto dai linfociti T attivati e dalle cellule Natural Killer (NK). Dal 2003 sono stati inoltre identificati e caratterizzati gli interferoni di tipo III, noti come IFN-lambda (IFN-λ), glicoproteine prodotte principalmente da cellule epiteliali e da specifiche popolazioni del sistema immunitario, quali le cellule dendritiche, che mediano una risposta antivirale mirata a livello delle superfici mucosali, attraverso un recettore espressamente localizzato su tali cellule. La tecnologia del DNA ricombinante ha permesso la sintesi in vitro di numerose isoforme altamente purificate di interferoni di tipo alfa, beta, gamma e lambda. Attualmente, gli interferoni alfa, beta e gamma sono impiegati in ambito clinico a fini terapeutici, mentre gli interferoni lambda sono oggetto di studi preclinici e clinici volti a definirne il profilo di efficacia e sicurezza. Gli IFN-alfa e beta hanno un recettore cellulare comune e sono classificati come IFN di tipo I; i loro effetti sono prevalentemente immunoregolatori e antiproliferativi e, per questo, sono stati utilizzati come antivirali e come antitumorali (più precisamente, amplificano la citotossicità linfocitaria e l'attività dei linfociti Natural Killer). L'interferone gamma è stato classificato come IFN di tipo II: esso ha proprietà immunomodulanti differenti, ed è tuttora in discussione la sua efficacia come antiproliferativo. Per i motivi sopra esposti, le indicazioni terapeutiche approvate ufficialmente per l'uso dell'interferone fanno riferimento soprattutto all'IFN-alfa per via sistemica nelle patologie immunoematologiche e/o neoplastiche (leucemia a cellule capellute, sarcoma di Kaposi, AIDS, leucemia mieloide cronica, linfoma di Hodgkin, linfomi non-Hodgkin a bassa malignità, mieloma multiplo, micosi fungoide, melanoma maligno) e nelle infezioni virali (epatite virale cronica B e C, infezioni da Herpes simplex genitale, condiloma acuminato, infezioni da virus di Epstein-Barr); l'uso dell'IFN-alfa è stato tuttavia esteso anche ad altre patologie, pur con risultati non sempre uniformi (policitemia vera, trombocitosi, nefrocarcinoma, sclerosi multipla, malattie infettive parassitarie). Per quanto riguarda l'IFN-beta (disponibile anche in gocce oculari), esso trova indicazione specifica nel trattamento topico, o iniettivo intralesionale, dei condilomi acuminati. L'IFN-gamma è invece indicato nel trattamento della malattia granulomatosa cronica. I risultati degli studi hanno, inoltre, confermato l'efficacia della somministrazione di interferone per via intranasale nella profilassi delle infezioni sostenute da Rhinovirus.
I principali effetti collaterali riportati in corso di terapia con interferone comprendono: sindromi similinfluenzali con febbricola persistente, nausea, vomito, cefalea; sono stati segnalati anche: diarrea, alopecia, confusione mentale, delirio, allucinazioni, reazioni autoimmuni (tiroiditi, porpore, arteriti), sovrinfezioni batteriche, dolore in sede di inoculazione, aumento aspecifico del TSH, cardiotossicità, leucopenia e trombocitopenia reversibili (a dosaggi elevati).