febbre

(o piressia, o ipertermia), innalzamento della temperatura corporea al disopra dei livelli normali (bassa da 37 °C a 38 °C, alta da 38 °C fino a 39 °C, altissima oltre i 39 °C), che rappresenta una reazione sintomatica di difesa dell'organismo. È dovuta all'alterazione dei meccanismi di regolazione termica dei centri ipotalamici e, in particolare, alla dissociazione tra la produzione del calore e la sua dispersione. Come ciò avvenga nelle malattie infettive non è del tutto chiaro: si ipotizza che nel corso della malattia vengano prodotte sostanze pirogene, che finiscono per determinare quella alterazione dei centri regolatori della temperatura sopra citati. Particolamente sensibili agli effetti dell'alterazione febbrile sono i bambini piccoli, che è controproducente coprire abbondantemente e per i quali, invece, sono indicate spugnature fredde a livello delle ascelle o degli inguini. L'andamento febbrile va seguito con cura e riferito al medico che potrebbe trarne indicazioni sulla natura della malattia. La febbre può essere continua, con caduta progressiva (per lisi) o improvvisa (per crisi). Può altresì avere un andamento remittente (con cadute che non portano però mai la temperatura a livelli normali), intermittente (attacchi intervallati da periodi senza febbre) ecc. Per avere dei valori comparabili è bene misurare la temperatura sempre con lo stesso metodo (orale, ascellare, anale) e durante le stesse ore della giornata (mattina e sera).