Lo sviluppo del linguaggio

Nelle prime settimane di vita il neonato emette solo vagiti per comunicare fame, disagi, necessità di contenimento, ma già verso la fine del primo mese associa al pianto lamenti, gorgoglii e gridolini, che nei mesi successivi si articolano in vocalizzazioni spontanee o in risposta a stimoli esterni.

Tra i 6 e i 12 mesi, il piccolo attraversa la fase della lallazione, e produce una quantità sempre maggiore di suoni, fino a pronunciare le prime parole apparentemente di senso compiuto (mamma, pappa), che di solito contengono le lettere più facili da ripetere (m, p) anche se in modo non appropriato. Verso i 20 mesi il bambino adotta il linguaggio telegrafico, unendo due parole a cui attribuisce il significato di un'intera frase; nei mesi successivi introduce nuove parole (mediamente a due anni ne utilizza 20-50), anche se alcune lettere come la "r" e la "z" sono ancora difficili da pronunciare. Verso i due anni e mezzo, nelle frasi del bimbo compaiono i verbi e qualche aggettivo; intorno ai tre anni il bambino parla liberamente e utilizza dalle 400 alle 1000 parole.

Nell'acquisizione del linguaggio i genitori possono aiutare i bambini riprendendo tutti i suoni emessi da loro e ampliandoli, descrivendo a voce alta ciò che stanno facendo senza storpiare le parole, utilizzando filastrocche e fiabe: i piccoli infatti imparano a parlare ascoltando gli adulti che li circondano e un eventuale ritardo nel pronunciare le prime parole o nell'arricchire il vocabolario può dipendere sia da scarsi sia da eccessivi stimoli ambientali. In ogni caso, dopo i 18 mesi, vanno verificati l'udito e la comprensione, premesse indispensabili per l'acquisizione del linguaggio.