Lo sviluppo psicomotorio e il controllo degli sfinteri

Alla nascita, lo sviluppo cerebrale e delle vie nervose del bambino non è ancora completo e per raggiungere una maturazione definitiva occorrono circa tre anni di vita: questa immaturità è la ragione per cui, soprattutto nel primo anno, il piccolo attraversa delle tappe che riflettono la sua crescita intellettiva, oltre che affettiva.

A un mese il neonato tende a sollevare la testa se adagiato a pancia in giù, percepisce il volto umano anche se solo a una minima distanza, distingue l'odore materno e si calma quando gli si parla o lo si prende in braccio.

A due mesi gira la testa nella direzione di provenienza della voce, segue con lo sguardo le persone che si allontanano e sorride ai visi familiari.

A tre mesi riesce a tenere sollevata la testa se è coricato, esprime soddisfazione o disgusto con la mimica facciale e con la voce, esplora il suo corpo guardandosi le mani e succhiandole, inizia a tenere in mano gli oggetti.

A quattro mesi gira la testa per scoprire l'origine di un rumore, afferra gli oggetti e li scuote, sorride in risposta agli stimoli, gorgheggia e grida per richiamare l'attenzione, riconosce la mamma, le persone con cui vive e gli oggetti d'uso comune.

A cinque mesi se viene appoggiato a un piano verticale può restare seduto con la testa ben eretta; riesce a voltarsi su un fianco e si protende verso un oggetto che gli viene offerto, sorride spontaneamente e riconosce allo specchio la propria immagine.

A sei mesi può stare seduto da solo, afferrare facilmente e studiare con interesse gli oggetti, esprimere con chiarezza le sue emozioni.

A sette mesi diventa palesemente curioso, talvolta riesce a mangiare da solo un biscotto, afferra il cucchiaino della pappa e rifiuta il pasto che non gli piace, inizia a spostarsi a gattoni ed elegge dei giocattoli preferiti.

A otto mesi da sdraiato può passare da solo dalla posizione a pancia in su a quella a pancia in giù; da seduto può piegarsi e ritornare alla posizione di partenza senza cadere e, in alcuni momenti, riesce a reggersi sulle gambe se ha un sostegno.

A nove mesi resta in piedi nel box e, se aiutato, muove i primi passi; protesta se gli viene tolto un gioco, comprende il senso di molte parole, inizia a voler mangiare da solo, muove le mani per salutare ed esprime preferenze per le persone che gli fanno compagnia.

A dieci mesi si alza in piedi da solo, ma per esplorare preferisce ancora andare a gattoni perché è più veloce, afferra gli oggetti di piccole dimensioni opponendo pollice e indice e può bere da un bicchierino.

A undici mesi cammina se sostenuto con una mano e acquista il senso di profondità con la visione tridimensionale, mentre verso i dodici-quattordici mesi cammina da solo e riesce a chinarsi per raccogliere gli oggetti per terra: a quest'epoca capisce dal tono di voce le intenzioni del suo interlocutore, porge gli oggetti che gli vengono richiesti e ripete i gesti che hanno suscitato ilarità.

Verso i due anni il bambino può correre e mangiare da solo, mentre per vestirsi in modo autonomo bisogna aspettare i quattro-cinque anni.


Il controllo degli sfinteri si acquisisce mediamente tra i due e i tre anni: di solito i bambini mantengono per un periodo variabile il pannolino durante la notte, quando è più difficile avvertire lo stimolo della minzione; tuttavia all'età di cinque anni l'enuresi notturna riguarda ancora il 15% dei bambini.

Questo disturbo è stato attribuito a diverse cause: eventi disturbanti quali la nascita di un fratellino o l'inizio della scuola, oppure alterazioni del sonno o della capacità vescicale o carenza transitoria di un ormone detto antidiuretico che di solito viene secreto soprattutto di notte e agisce sui reni riducendo la produzione di urina di circa la metà rispetto al giorno. A seconda della causa la cura può essere di carattere comportamentale, farmacologica o psicoterapica. Se invece un bambino di oltre tre-quattro anni non ha ancora raggiunto il controllo della defecazione si parla di encopresi: in assenza di problemi organici, può dipendere o da una condizione di stitichezza cronica o da un disturbo comportamentale (rifiuto verso l'adulto). Nel primo caso la cura consiste nella rieducazione dell'alvo per rimuovere le cause della stitichezza, mentre, nel secondo caso, il trattamento è di tipo psicoterapico.