Chi è un anziano? Alla ricerca di una definizione che non c’è

"Amo sopra ogni cosa l'aspetto della gente che è invecchiata senza fare violenza alle usanze, lasciandosi andare alle leggi del tempo" (Paul Cèzanne)

Per la biologia e la medicina è anziano chi ha raggiunto un determinato livello cronologico di età, generalmente indicato intorno ai 60 anni. Il processo di invecchiamento, però, comincia quando l'individuo ha terminato il periodo dello sviluppo fisico, che nella nostra società corrisponde circa al venticinquesimo anno di età; a questo segue un periodo di pieno sviluppo della giovinezza, quindi subentrano l'età adulta e la maturità, in cui fanno la comparsa i fenomeni dell'invecchiamento. Al termine della maturità inizia la vecchiaia, o senilità, e poi la longevità (oltre gli 80 anni) che avrà termine con la morte. Come tutte le schematizzazioni, anche questa mostra però il suo limite di fondo; per esperienza quotidiana noi sappiamo che l'età spesso non corrisponde al grado di senescenza: un uomo di quarant'anni può avere problemi al cuore e al sistema circolatorio tanto da essere considerato "vecchio", mentre un anziano di 70 anni può avere, al contrario, accanto agli indubbi segni d'invecchiamento, cuore e arterie ancora "giovani". L'anziano può conservare una notevole efficienza psichica e, spesso, buone capacità di memoria, attenzione, logica e creatività si accompagnano a un fisico che per l'avanzata involuzione senile appare vecchio. Viceversa, si osservano persone anziane, che pur mantenendo caratteristiche fisiche relativamente giovani, mostrano i dolorosi segni del deterioramento mentale senile con la scomparsa della memoria dei fatti recenti, della capacità di attenzione ecc. Questi esempi mettono in evidenza come la vecchiaia fisica, o biologica, e quella psicologica spesso non coincidano e come una rigida distinzione delle tappe della vita, specialmente dell'invecchiamento e della vecchiaia, non solo sia insoddisfacente, ma fonte di pregiudizi.