Queen, nascita e ascesa di una band che ha fatto la storia

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Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor, John Deacon: la storia dei Queen tra virtuosisimi vocali, esibizioni memorabili e curiosità.

Hanno attraversato due decenni incidendo brani memorabili, ascoltati e cantati oggi in tutto il mondo. 15 gli album in studio registrati, dall’hard rock al progressive, fino all’opera e all’elettronica, senza dimenticare spruzzate di funk, blues e dance. Spesso mescolando meravigliosamente tutto. Non amati troppo dalla critica, adorati dal pubblico: le cose da sapere sui Queen, una delle più grandi band nella storia della musica.

Queen, la nascita della band

I Queen si formano a Londra nel 1970 sulle ceneri degli Smile, rock band dove suonavano Brian May e Roger Taylor, a cui dopo l’addio del cantante Tim Staffell si unisce Freddie Mercury, già voce degli Ibex. È lui a scegliere il nome della nuova band:

"È corto, semplice e facile da ricordare ed esprime poi quello che vogliamo essere, maestosi e regali".

I componenti del gruppo

Il frontman dei neonati Queen è il cantante e pianista Freddie Mercury, vero nome Farrokh Bulsara, nato a Zanzibar da una famiglia parsi e successivamente emigrati in Inghilterra. Alla chitarra c’è Brian May, che aveva fondato gli Smile, mentre il batterista è Roger Taylor. La formazione storica dei Queen si completa nel 1971 con l'ingresso del bassista John Deacon. 

Il successo planetario

Nell'estate 1972 iniziano a lavorare al primo album Queen, che esce l’anno successivo. Dopo un buon risconto positivo per il singolo Killer Queen (inserito nel secondo album Queen II), il primo vero successo commerciale del gruppo arriva con il terzo abum Sheer Heart Attack. Ma è con A Night at the Opera, lanciato nel 1975, che i Queen diventano la band più famosa del pianeta.

Negli anni seguenti i Queen, che macinano un tour dopo l’altro, sperimentano molto sfornando a getto continuo singoli di successo. Spaziano dal rock all’opera, dal blues al funk, attraversano un drastico cambio di look e a inizio Anni 80 “scoprono” il sintetizzatore, virando su elettronica e dance. Dopo una crisi interna, tornano alla grande verso la metà del decennio con grandiose esibizioni live. Li fermerà solo la prematura morte del carismatico leader Freddie Mercury, malato di Aids.

Le canzoni più famose

La canzone più celebre dei Queen è senza dubbio Bohemian Rhapsody, che già dal titolo evoca la particolare struttura musicale del brano stessa, considerata non convenzionale: la rapsodia, appunto. Testo complesso, criptico, e cinque diverse parti principali: introduzione corale cantata a cappella, segmento in stile ballata con assolo di chitarra, opera, hard rock e un’altra parte in stile ballata che conclude su una sezione solo piano e chitarra. Tra le migliori canzoni del quartetto si ricordano ci sono poi gli inni da stadio We Are the Champions e We Will Rock You (che in tempi recenti è diventato il titolo di un musical con canzoni di Queen), senza dimenticare I Want To Break Free, nota anche per il video musicale in cui i membri della band appaiono in abiti femminili.

 

Indimenticabili anche i brani Another One Bites the Dust, con la linea di basso ripresa da Good Times degli Chic, la hit pop Radio Ga Ga e Who Wants to Live Forever, inserita nella colonna sonora di Highlander. Senza dimenticare Innuendo, altra piccola opera rock, composta di varie parti tra cui un assolo di flamenco.  

La partecipazione al Live Aid

Dopo aver aperto e chiuso il festival brasiliano Rock in Rio, il 13 luglio 1985 i Queen partecipano al Live Aid, concerto umanitario organizzato da Bob Geldof per ricavare fondi da destinare alla popolazione etiope, colpita da una grave carestia. Teatro dell’evento lo stadio londinese di Wembley, tempio del calcio e, in questa occasione, della musica: i Queen, tornati alla grande dopo un periodo in cui la loro popolarità è stata in calo, rubano la scena a tutte le altre star presenti, infiammando il pubblico (72mila spettatori) nei 20 minuti a disposizione. La loro esibizione è ancora oggi considerata una delle migliori di tutti i tempi. 

12 luglio 1986: Live at Wembley

Dopo le “prove generali” del Live Aid, i Queen tornano a Wembley l’anno seguente, per due tappe del Magic Tour, l’11 e il 12 luglio 1986. Suonano entrambe le serate davanti a 70mila persone, in due dei loro concerti più famosi e celebrati.

I momenti più memorabili

I concerti di Wembley rimangono nell’immaginario collettivo non solo per la performance vocale di Freddie Mercury (forse più in forma in altre occasioni, va detto), ma anche grazie al suo iconico outfit: pantaloni bianchi con finiture oro e rosse, Adidas bianche con strisce nere, maglietta bianca con profondo scollo a V, giubbotto di pelle giallo. Come in ogni tappa del tour, il frontman dei Queen chiude la scaletta sulle note di God Save the Queen, vestito da re con lungo mantello di pelliccia e corona. Indimenticabili poi i “duetti” con il pubblico, in cui ricorre a tutti i suoi virtuosisimi vocali. 

Curiosità sul live

Nei concerti a Wembley, del resto come in tutte le esibizioni del Magic Tour, i Queen inseriscono in scaletta anche diverse cover, come Tutti Frutti di Little Richard e (You're So Square) Baby I Don't Care, portata al successo da Elvis Presley. Prima di Who Wants to Live Forever risponde “They're talking from here!”, indicandosi il sedere, a chi vuole i Queen sull’orlo dello scioglimento. Eccellente pianista, ogni tanto il frontman dei Queen imbracciava la chitarra: su Crazy Little Thing Called Love, suona senza plettro una Fender Stratocaster.

La registrazione dell'esibizione e il ricordo di Freddie

Pubblicata in VHS nel 1990, la registrazione dal vivo della seconda serata di Wembley viene lanciata in vinile e cd il 2 giugno 1992, pochi mesi dopo la scomparsa di Freddie Mercury, diventando una sorta di testamento artistico che lo fa entrare definitivamente nell’immaginario pop. 

9 agosto 1986: l’ultimo concerto dei Queen

I Queen suonano l’ultima volta dal vivo il 9 agosto 1986 a Knebworth (Inghilterra), davanti a 120mila spettatori, chiudendo la loro attività live dopo 707 concerti in 26 nazioni diverse, distribuiti nell’arco di 15 anni. La morte di Freddie Mercury il 23 novembre 1991 segna di fatto la fine della band, che si riforma solo parzialmente a partire dal 2005, con May e Taylor accompagnati dai cantanti Paul Rodgers (fino al 2009) e Adam Lambert (dal 2011). 

Bohemian Rhapsody: il film sui Queen

Il comeback dei Queen al Live Aid chiude il biopic Bohemian Rhapsody, pellicola del 2018 che ripercorre i primi quindici anni del gruppo, premiata con quattro Oscar tra cui quello al miglior attore, andato a Rami Malek. Il film, per quanto ben recitato e confezionato, contiene però alcune inesattezze. 

Errori e inesattezze

Nel film John Deacon entra nei Queen insieme a Freddie Mercury nel 1970, ma lo ha fatto l’anno seguente, dopo che la band aveva ingaggiato e scartato altri tre bassisti. Altro errore: in Bohemian Rhapsody i Queen eseguono dal vivo Fat Bottomed Girls durante il tour del 1974 negli Stati Uniti, però il brano è stato scritto quattro anni dopo, per l’album Jazz. Tornando all’esibizione al Live Aid, nel film sembra che si tratti della reunion dei Queen, che in realtà non si sono mai sciolti. Al massimo, si sono presi una pausa di comune accordo prima delle registrazioni di The Works, uscito nel 1983. E all’epoca del concerto benefico, Freddie Mercury non sapeva ancora di essere positivo all’HIV, come invece succede nel biopic. Errato anche il racconto del rapporto tra il cantante e la storica (ex) fidanzata Mary Austin: il loro rapporto d'amicizia non ha mai attraversato il periodo di crisi mostrato nella seconda parte del lungometraggio. Infine, Freddie Mercury non incontrò il compagno Jim Hutton durante una festa organizzata a casa sua, bensì in un locale. 

 

Matteo Innocenti