Isole di plastica: cosa sono e dove si trovano

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Enormi accumuli di rifiuti galleggianti concentrati dalle correnti invadono i nostri oceani, minacciando gli ecosistemi marini e la biodiversità. Scopriamo cosa sono, dove si trovano e perché rappresentano un’emergenza globale.

In mezzo a mari e oceani si nascondono gigantesche discariche galleggianti devastanti per l’ambiente: si tratta di immense quantità di rifiuti plastici che, sospinti dalle correnti, tendono a concentrarsi in veri e propri agglomerati, alcuni grandi quanto nazioni intere e visibili persino dallo spazio. Queste “isole di plastica” sono diventate un simbolo inquietante del nostro impatto sul Pianeta, rivelando l’entità dell’inquinamento marino e le sue conseguenze sulla vita acquatica. Ma cosa sono esattamente queste isole? Come si formano e dove si trovano le più vaste? Scopriamolo insieme.

Cosa sono le isole di plastica

Comprendere cosa sono le isole di plastica è essenziale per cogliere l’urgenza di questo problema. Non si tratta di vere e proprie isole solide su cui poter camminare, ma di enormi accumuli di rifiuti — soprattutto plastica — che galleggiano sulla superficie di oceani e mari. Gran parte di questi frammenti sono microplastiche, particelle minuscole di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, spesso confuse con cibo dagli organismi marini.

Questi accumuli non si formano casualmente: le correnti oceaniche trascinano i rifiuti verso particolari zone di convergenza, dove si creano vortici permanenti chiamati “gyres”. Questi giganteschi mulinelli d’acqua intrappolano la plastica, trattenendola per decenni e dando vita a vaste aree di concentrazione. La plastica proviene in gran parte da fonti terrestri, come imballaggi non riciclabili, contenitori monouso, sacchetti e bottiglie.

Il danno è immenso: si stima che il numero totale di frammenti plastici dispersi nei mari del mondo superi i 5,25 trilioni, una quantità quasi impossibile da immaginare. Le microplastiche, inoltre, penetrano nella catena alimentare, passando dal plancton fino all’uomo. Secondo alcune stime, ciascuno di noi ingerisce fino a 2.000 frammenti di plastica ogni settimana, una quantità pari al peso di una carta di credito.

Dove si trovano le isole di plastica

Le isole di plastica più estese si trovano in cinque aree principali del pianeta, corrispondenti ai maggiori oceani: Oceano Pacifico settentrionale e meridionale, Oceano Atlantico settentrionale e meridionale, Oceano Indiano. A queste si aggiunge il Mar Mediterraneo, che pur essendo un bacino semi-chiuso e di dimensioni contenute, mostra una concentrazione di rifiuti sorprendentemente elevata.

A differenza di quanto si possa pensare, queste isole non sono statiche: la loro posizione può variare nel tempo a seconda delle correnti stagionali, dei venti e delle condizioni meteorologiche ed appaiono come ampie zone in cui la densità di rifiuti galleggianti è molto superiore alla norma. In alcuni casi, la loro estensione è tale da essere individuata persino dallo spazio, come accade con la famigerata Great Pacific Garbage Patch nel Pacifico. Purtroppo, le isole di plastica non sono fenomeni isolati o eccezionali: si tratta di una rete globale di inquinamento galleggiante che tocca tutti gli oceani del mondo e perfino i mari “di casa nostra”, rappresentando una minaccia tanto urgente quanto trasversale.

Le isole di plastica: quali sono nel mondo

Nel mondo sono sette le grandi isole di plastica scoperte, note anche come garbage patch, che hanno raggiunto dimensioni inquietanti: queste rappresentano un segnale allarmante dell’inquinamento marino globale. Ecco quali sono:

  • Great Pacific Garbage Patch (Pacific Trash Vortex): è la più famosa, nonché la più grande del mondo. Chiamata anche Pacific Trash Vortex, è situata tra le Hawaii, il Giappone e la California: si forma all'interno del vortice subtropicale del Pacifico settentrionale, un’area in cui le correnti oceaniche tendono a intrappolare tutto ciò che trasportano. La sua estensione oscilla tra i 700.000 chilometri quadrati e oltre 10 milioni, pari a circa 2-4 volte l’intera area del Mar Mediterraneo. È continuamente alimentata, principalmente da reti da pesca dismesse e rifiuti provenienti da attività marittime e terrestri;
  • North Atlantic Garbage Patch: seconda per estensione, con circa 4 milioni di km², si trova tra il Nord America e l’Europa. È nota per l’alta densità dei suoi rifiuti: fino a 200.000 detriti per km², trascinati dalla corrente oceanica nord atlantica;
  • South Pacific Garbage Patch: scoperta al largo del Cile e del Perù, è grande otto volte l’Italia.È formata prevalentemente da microplastiche, frammenti erosi dal tempo, altamente pericolosi per la fauna marina;
  • Indian Ocean Garbage Patch: situata nell’Oceano Indiano, la sua esistenza era stata ipotizzata già nel 1988, ma è stata ufficialmente scoperta nel 2010. Ha una densità media di 10.000 detriti per km² su un’area di oltre 2.000 km di estensione;
  • South Atlantic Garbage Patch: si trova tra l’Africa meridionale e il Sud America e copre oltre un milione di chilometri quadrati. È meno studiata perché lontana dalle principali rotte commerciali, ma comunque significativa per l’impatto sugli ecosistemi locali;
  • Arctic Garbage Patch: scoperta nel 2013 nel Mare di Barents, vicino al Circolo Polare Artico, rappresenta la più settentrionale ed è relativamente piccola, anche se l’impatto sull’ecosistema artico estremamente fragile è significativo. I detriti provengono principalmente dall’Europa e dal Nord America e vi giungono seguendo le correnti oceaniche;
  • Sargasso Garbage Patch: identificata da una spedizione di Greenpeace nel Mar dei Sargassi, è composta da rifiuti molto visibili come flaconi di shampoo, attrezzi da pesca, contenitori rigidi e borse di plastica. La concentrazione di microplastiche risulta paragonabile o superiore a quella della Great Pacific Garbage Patch.

Paola Greco

Foto di apertura: Foto di Naja Bertolt Jensen su Unsplash