Chiara e Francesca : «La DAD funziona, il problema è relazionarsi con un computer»

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Le scuole e gli insegnanti, di fronte all'attuale emergenza sanitaria, sono stati chiamati a trovare nuove modalità didattiche, a reinventarsi. Ma cosa ne pensano gli adolescenti della didattica a distanza?

A partire da marzo 2020, mentre il virus si spostava come uno sciame da una regione all’altra, bloccando il movimento di persone e l’economia, le aule scolastiche si sono fatte silenziose. Le sedie e i banchi sono rimasti vuoti, le campanelle hanno smesso di scandire le giornate di bambini e adolescenti, nessun confronto reale di idee con gli insegnanti amati o detestati, così come con i propri coetanei. Docenti e studenti hanno iniziato a barcamenarsi tra video lezioni, compiti sulle piattaforme online, e-mail e, in generale, con l’utilizzo di strumenti tecnologici per poter arginare la diffusione del contagio e al tempo stesso continuare a garantire il diritto allo studio.

Negli ultimi mesi la didattica a distanza ha suscitato un dibattito sulla scuola come forse non ce n’era da tempo e ha diviso l’opinione pubblica in due. Ma cosa ne pensano gli adolescenti che l’hanno vissuta sul proprio schermo? 

Lo abbiamo chiesto a Francesca e Chiara, per cercare di vedere questa nuova esperienza con gli occhi di due gemelle all’ultimo anno di liceo scientifico in un piccolo paesino dell’Abruzzo, a metà strada tra le montagne e il mare. 

L'opinione degli studenti sulla didattica a distanza

Com’è fare lezione ora che la scuola è in uno schermo?

Francesca: “Preferisco di più la didattica in presenza perché hai un feedback immediato con il professore. Mi spiego meglio, è vero che anche con questa modalità è possibile intervenire, ma è tutto molto più difficile. Spesso i professori inquadrano la lavagna, non vedi direttamente loro e così è tutto molto più asettico. Se non ascolti, nessuno può vederti ed è anche molto più facile distrarsi. Non è il massimo, ma ci si abitua”.

Chiara: “Concordo, anche perché fare lezione a scuola è più leggero. Sei vicino ai tuoi compagni e scambiarsi qualche battuta o avere cinque minuti di pausa con loro rende tutto meno stressante. E poi stare cinque ore davanti al computer stanca molto la vista e mi costringe a mettere gli occhiali e tornarci nel pomeriggio per studiare, fare i compiti o la relazione diventa ancora più difficile”.

Con i compiti e le interrogazioni com’è andata?

Chiara: “Per ogni materia è diverso. Alcuni professori, come quello di filosofia, ci lasciano un file Word con delle domande, mentre con matematica ci inviano dei compiti personalizzati, per quanto riguarda quelli scritti. Ovviamente sono più corti e anche il tempo è ridotto, non più di 30 minuti. Secondo me questi compiti facilitano chi non è molto bravo, perché è anche più facile copiare, ma penalizzano chi è più bravo perché il voto massimo viene abbassato”.

Secondo voi, si potrebbe migliorare qualcosa?

Francesca: “Sinceramente non saprei, perché alla fine va già molto bene così. Si può condividere lo schermo e i professori possono vederci, c’è la possibilità di vedere la lavagna virtualmente e molto altro. Tutte le piattaforme sono adeguate. Ad esempio, a scuola utilizziamo Teams e a lezione di inglese nel pomeriggio Zoom ed entrambe permettono di condividere materiali e fare quello che si farebbe normalmente. Il problema è il doversi relazionare con un computer e non con una persona”.

Quindi quello che vi è mancato di più è l’aspetto umano, le relazioni...

Chiara: “Sì, esatto. Perché anche se a scuola adesso non possiamo uscire a ricreazione, anche rimanere in classe e vedere altre persone oltre a mia sorella aiuta molto” 

Francesca: “Poi è il nostro ultimo anno di liceo, quindi ci è mancato un po’ tutto, il viaggio con i compagni di classe, i 100 giorni agli esami…”

Come la vedete questa maturità? Vi sentite preparate o un pochino indietro?

Francesca: “Gli argomenti che trattiamo, riusciamo a farli bene, ma sicuramente i professori non riescono a fare tutto quello che vorrebbero fare. Il tempo è ridotto e quindi ci si focalizza solo su quello che si ritiene più importante”.

Chiara: “Non abbiamo incontrato particolari difficoltà, l’unica che mi viene in mente è legata ad una lezione di fisica, quando avevamo bisogno che la professoressa spiegasse una regola facendoci vedere come funzionava utilizzando le sue mani, ma appena siamo tornati in classe, ci è stato chiarito tutto singolarmente. Il liceo scientifico è un indirizzo poco pratico, quindi non siamo stati penalizzati molto, siamo riusciti a capire e a seguire”.

Qualche vostro compagno ha avuto difficoltà perché magari non aveva i mezzi necessari per seguire le lezioni online?

Francesca: “Non so se siamo noi una classe fortunata in generale, ma più o meno siamo riusciti tutti a connetterci e seguire. Se qualcuno non riusciva, si trattava di un problema momentaneo, niente di più”.

Chiara: “Non solo nella nostra classe, anche confrontandoci con altri, nelle altre classi dell’istituto questo problema non è mai emerso”.

C’è qualcosa che volete raccontarmi, qualche episodio che ricordate legato a questa esperienza e che magari vi fa anche sorridere?

Francesca: “Si, i nostri professori che non sono molto tecnologici e la loro fronte”.

In che senso?

Chiara: “Nel senso che a volte, facciamo lezione non con i nostri professori, ma con la loro fronte e i loro capelli perché si mettono troppo vicino alla webcam oppure la posizionano male e quella è l’unica parte che vediamo”.

 

Claudia Monticelli