Perché si dice che le bionde siano stupide?

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Un antico pregiudizio associa da sempre i capelli biondi a un quoziente intellettivo sotto la media: il mito della donna bionda e stupida è però un costrutto della cultura maschile, un tipico stereotipo della società stereotipata patriarcale. Scopriamo l'origine di questo falso stereotipo.

L’idea che “le bionde siano stupide” è uno degli stereotipi più longevi e diffusi, ma anche tra i più infondati. Si tratta infatti di un vero e proprio luogo comune ormai piuttosto datato e alimentato dalla cultura pop. Ovviamente non ha alcun fondamento scientifico, ma è il triste risultato di rappresentazioni teatrali, cinematografiche e mediatiche che hanno trasformato un tratto fisico in un’etichetta di personalità.

Le bionde sono stupide: origini storiche dello stereotipo

Lo stereotipo delle bionde “svampite” affonda le radici nel XIX secolo, quando in letteratura e teatro le donne con i capelli chiari venivano descritte come ingenue e poco profonde.
Con il cinema degli anni ’30, attrici come Jean Harlow, definita “la bionda platino”, rafforzarono questo immaginario, interpretando personaggi seducenti ma privi di spessore intellettuale.

Negli anni ’50 e ’60, Hollywood rese iconico il modello della “dumb blonde”. Marilyn Monroe, pur essendo una donna colta e intelligente, divenne il simbolo di questa figura, interpretando ruoli di donne belle, sensuali ma ingenue. Col passare del tempo le cose non migliorarono: film, commedie musicali e, più tardi, sitcom e pubblicità contribuirono a fissare nella mente collettiva l’idea che la bionda fosse attraente ma poco brillante.

Dumb Blonde: uno stereotipo sessista travestito da ironia

L’affermazione “le bionde sono stupide” è un chiaro esempio di pregiudizio sessista. Colpisce soprattutto le donne, riducendo la loro identità a un aspetto estetico e ignorando ogni altra qualità.
Queste battute, seppur pronunciate in tono scherzoso, alimentano anzi i bias cognitivi che influenzano le interazioni sociali e lavorative.

Perché si tratta di un falso mito

Se non fosse già chiaro, specifichiamo che non esiste alcun legame scientifico tra il colore dei capelli e le capacità intellettive. Studi psicologici e sociologici dimostrano che il fenomeno è puramente culturale: il pregiudizio nasce e si diffonde attraverso i media, non per fattori biologici.
Oggi, figure di spicco in politica, scienza e imprenditoria — da Angela Merkel a Gwynne Shotwell — dimostrano quanto questo luogo comune sia privo di senso.

Contrastare lo stereotipo significa riconoscerlo e decostruirlo. Bisogna ricordare che il colore dei capelli è un tratto estetico, non un indicatore di personalità o intelligenza. Promuovere rappresentazioni più varie e realistiche nei media è il primo passo per abbattere questo pregiudizio che orami ha fatto il suo tempo, invecchiando parecchio male.

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