Che cosa sognano le persone cieche dalla nascita?

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Dell'interrogativo riguardante le modalità in cui sognano le persone non vedenti se ne sono occupati i ricercatori del Laboratorio del Sonno della Facoltà di Medicina dell’Università di Lisbona; gli studiosi sono giunti a una curiosa e inaspettata conclusione stabilendo che i sogni che animano il sonno delle persone non vedenti dalla nascita… Sono uguali ai nostri!

Lo studio dell’università portoghese ha integrato i precedenti studi in materia, che trattavano l’argomento dal punto di vista psicologico, con altri metodi di analisi. I ricercatori, in effetti, hanno utilizzato strumenti di misurazione dell’attività onirica sia qualitativi che quantitativi, arrivando a scoprire che i non vedenti, nei loro sogni, visualizzano le immagini proprio come noi, seppur non ne abbiano mai avuto esperienza.

Helder Bértolo, biofisico responsabile dello studio, afferma che come per i vedenti, anche nella fase REM del sonno dei non vedenti ad attivarsi sia la corteccia visuale occipitale, ovvero quella parte del cervello in cui arrivano le immagini. Questo starebbe a significare che anche nei ciechi l'attività onirica è visuale.

Altra "prova" del carattere visuale dei sogni dei soggetti non vedenti dalla nascita è scaturita, sempre nello stesso studio, dalla cosiddetta analisi grafica dei disegni sui sogni realizzati dai volontari (sia ciechi che non) realizzati al risveglio. I ricercatori spiegano che, prendendo come esempio il disegno della figura umana, tra vedenti e non vedenti l'analisi grafica mostra come su ben 51 linee di identificazione grafica, l'unico elemento discordante lo si ritrova nella parte delle orecchie, che i non vedenti disegnano nettamente più grandi (probabilmente perché toccate nel processo di riconoscimento di una persona).

Appurato che i non vedenti sognano esattamente come i vedenti, è normale porsi un'altra domanda: come fanno i ciechi a vedere (seppur in sogno) cose che non hanno in realtà mai visto? La comunità scientifica, per ora, fa solo ipotesi. Si pensa, infatti, che le immagini possano generarsi dalla "cooperazione" tra l'attività della corteccia visuale con l'attività degli altri organi sensoriali, quali tatto, udito, olfatto e gusto. Non è poi escluso, però, che l'essere umano possieda una sorta di banca dati di immagini "innate", utilizzate per preservare la specie.

Pubblicata su "Cognitive Brain Research", la ricerca del laboratorio del sonno dell'Università di Lisbona è stata premiata al congresso della Società Europea di ricerca sul sonno.