Che cos'è il cosiddetto "Mozart Effect"?

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Il “Mozart Effect” (in italiano Effetto Mozart) consiste in una particolare teoria scientifica con protagonista il celebre compositore Wolfgang Amadeus Mozart.

Nel 1991 il concetto di Effetto Mozart fu introdotto dal ricercatore francese Dr. Alfred A. Tomatis, otorinolaringoiatra, nel suo libro "Pourquoi Mozart?" in cui asseriva che l’ascolto prolungato del compositore austriaco fosse in grado di aiutare il recupero dell’udito e addirittura di poter guarire e sviluppare il cervello umano.

La teoria però acquista particolare notorietà nel 1993 quando i fisici Gordon Shaw e Frances Rauscher pubblicano uno studio approfondito sugli effetti della musica di Mozart sulla rivista scientifica Nature: un gruppo di studenti, dopo aver ascoltato per 10 minuti una sonata del maestro viennese, mostrarono un miglioramento nelle capacità di ragionamento spazio temporali.

Lo studio ebbe un grande impatto a livello mediatico e nel 1997 un professore di musica texano pubblicò un libro che divenne un best seller, intitolato propriamente “The Mozart Effect”.

Questa controversa teoria affascina da anni l’immaginario comune ma la maggioranza degli scienziati e professionisti del settore crede si tratti esclusivamente di un mito e che questo particolare effetto non sia dovuto all’esclusiva musica di Mozart, ma sia una caratteristica che accomuna tutte le melodie: ascoltare musica (che sia classica o del proprio cantante preferito) aiuta a produrre dopamina, sostanza che contribuisce a sviluppare una maggiore prestazione a livello cognitivo.

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