Chi è il capo dell'Isis?

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L'attuale capo dell'Isis si chiama Amir Mohammed Abdul Rahman al Mawli al Salbi, noto internazionalmente col nome di battaglia Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi e tra i fondatori del movimento islamista.

Al-Salbi ha guidato la campagna contro la minoranza yazida intorno a Sinjar e nella piana di Ninive in Iraq nel 2014, e ha supervisionato le operazioni in tutto il mondo messe in atto dai seguaci del gruppo terroristico. Il nuovo sedicente califfo è stato scelto solo poche ore dopo l’uccisione di Al Baghdadi, storico leader dell'Isis.

L'ex capo dell'Isis , Abu Bakr al Baghdadi, ucciso nell'ottobre del 2019 durante un raid degli Stati Uniti, secondo il Time è stato per anni l'uomo più pericoloso al mondo. Sulla sua testa gli Stati Uniti avevano messo una taglia di 10 milioni di dollari.

L'ex Bin Laden che terrorizzava l’Occidente è stato il leader di decine di migliaia di miliziani che hanno messo a ferro e fuoco l'Iraq centro-settentrionale e la Siria e si sono resi protagonisti di sanguinosi attentati, come quelli del 13 novembre 2015 a Parigi.

Di lui non si sa molto: è nato nel 1971 da una famiglia povera sunnita a Samarra, città simbolo dello sciismo a nord di Baghdad. Il suo nome di battesimo è Awwad al Badri. All’inizio del millennio, preso il dottorato in Studi islamici all’università della capitale, Baghdadi si sposa, e ha un bambino.

Ma la sua “carriera” comincia alla periferia di Baghdad, all'ombra dell'invasione anglo-americana dell’Iraq del 2003. L'allora 32enne Awwad forma un piccolo gruppo armato e si unisce alle formazioni jihadiste. Nel 2005 finisce nelle mani dei soldati americani e passa un anno di detenzione nei carceri statunitensi. Tornato in libertà, Baghdadi rientra nei ranghi jihadisti. Il suo momento arriva nel 2010, quando, dopo la morte di Abu Omar al Baghdadi, viene eletto nuovo capo dello Stato islamico in Iraq (Isi). «È ancora un mistero perché abbiano scelto proprio lui, ce ne erano molti altri che erano nell’organizzazione da più tempo», ha raccontato Hisham al Hashimi, un esperto di sicurezza iracheno.

Nel 2013 l’Isi occupa la città settentrionale di Raqqa, che diventa la sua “capitale”, e da lì scende verso Deir el-Zor, dove si impadronisce dei campi di petrolio. È un’avanzata trionfale, che nel 2013 porta Baghdadi a cambiare il nome del gruppo in Isis (o Isil, dove l’ultima lettera sta per Siria o Levante). Il suo obiettivo? Fare piazza pulita degli Stati creati dagli occidentali con gli accordi di Sykes-Picot nel 1916 e dare origine a uno Stato islamico che vada dalla Siria all’Iraq, riportando in mani sunnite e fondamentaliste due Paesi governati da due sciiti: il dittatore alawita Assad e il premier Nouri al-Maliki.

Nell'aprile del 2013 Baghdadi rompe con al Qaida e dichiara di voler condurre una propria politica autonoma. Qualche mese dopo Baghdadi annuncia la nascita del Califfato, che sarà lui stesso a comandare, con il nome di Califfo Ibrahim. E’ la prima volta in 90 anni che qualcuno rivendica il ruolo di guida politica e religiosa dei musulmani, una decisione che non era mai stata presa, nemmeno da Osama Bin Laden.

Forte di successi politici e militari ancora inspiegabili, il Califfo continua a conquistare i cuori di migliaia di giovani di mezzo mondo in cerca di una ragione per vivere (e morire). Fino alla morte, nel nord della Siria, nel corso di un raid americano durante la presidenza Trump. Stando alle ricostruzioni al Baghdadi si sarebbe fatto saltare in aria assieme a tre dei suoi figli. 

Foto © www.independent.co.uk