Paul Valéry

La poesia assoluta

La poetica di Valéry afferma il primato dell'intelletto sulle forze irrazionali del sentimento e delle passioni. Egli conduce all'estremo limite il distacco dalla poesia romantica intrapreso da Baudelaire, attraversando e lasciandosi alle spalle la riflessione parnassiana e l'esperienza simbolista. La sua poesia tuttavia aspira non a penetrare il mistero che si cela dietro le apparenze sensibili, quanto piuttosto a un arduo percorso di purificazione, che si allontani dagli elementi casuali e disordinati della nostra esperienza per accedere alla conoscenza pura, al paesaggio delle idee. L'irruzione del sentimento è il pericolo da cui l'arte deve guardarsi. Di conseguenza la poesia non si propone di esprimere un oggetto che è altro da sé, ma ricerca e possiede in se stessa il proprio contenuto. Valéry propone la definizione di poesia "assoluta", ma non perché essa possa attingere l'assoluto, anzi la poesia è solo una tappa provvisoria verso la forma. La poesia è esercizio formale che conquista la bellezza attraverso l'intelligenza e l'armonia. Valéry si distingue nettamente da numerose correnti della poesia, e più in generale dell'arte contemporanea, per il suo rifiuto del sogno e dell'inconscio, a cui contrappone un approccio rigidamente razionalista, una volontà classica di riaffermare che la scrittura è un paziente mestiere per ricondurre il linguaggio dentro un sistema di regole, numeri e forme obbligate. L'immane sforzo dell'artista di costruire un ordine razionale, seppure convenzionale, è continuamente minato dall'arbitrarietà, insidiato dal possibile, dal caso e conduce a un equilibrio precario.

Le riflessioni teoriche di Valéry hanno esercitato una notevole influenza sulla critica moderna. Il primato accordato alla forma, l'insistenza sul carattere convenzionale della scrittura poetica, l'interesse per le proprietà specifiche del linguaggio, l'intuizione di un nuovo rapporto autore-testo-lettore sono solo alcuni degli spunti di notevole attualità.