Molière

Le opere

Molière mette in scena vizi e manie del suo tempo. I meccanismi consolidati della farsa e della commedia dell'arte italiana acquistano un nuovo spessore al servizio della satira, rivolta contro mode e costumi della realtà contemporanea. Les précieuses ridicules (Le preziose ridicole, 1659) ridicolizza gli eccessi del preziosismo, il falso e goffo intellettualismo fondato sulla moda. Dopo la farsa in un atto Sganarelle ou le cocu imaginaire (Sganarello o il cornuto immaginario, 1660), Molière si cimentò con una commedia eroica in versi, Dom Garcie de Navarre ou le prince jaloux (Don Garcia di Navarra o il principe geloso, 1661), che fu un fiasco. Pochi mesi dopo tornò ai trionfi della commedia con L'école des maris (La scuola dei mariti, 1661) e Les fâcheux (Gli importuni, 1661). Nel 1662 rappresentò il suo primo capolavoro, L'école des femmes (La scuola delle mogli), in cui il divertimento acquista una profondità insolita nella tradizione della commedia: le risorse della comicità si intrecciano allo studio dei caratteri, alla precisione parodistica del linguaggio. Il consenso del pubblico e il sostegno del re non frenarono tuttavia le polemiche e gli attacchi, a cui Molière rispose esponendo la propria concezione del teatro in due atti unici, La critique de l'école des femmes (La critica alla scuola delle mogli, 1663) e L'impromptu de Versailles (L'improvvisazione di Versailles, 1663). Nel 1664, in occasione dei festeggiamenti per l'inaugurazione di Versailles, la compagnia di Molière rappresentò due commedie balletto musicate da Lulli (Le mariage forcé, Il matrimonio per forza; La princesse d'Élide, La principessa di Elide) e una commedia in tre atti, Tartuffe (Tartufo). La satira della falsa devozione e dell'ipocrisia religiosa provocò lo scandalo e l'irritazione del clero: la rappresentazione venne proibita. Per rimediare al divieto, Molière scrisse in breve tempo Dom Juan ou le festin de pierre (Don Giovanni o il convitato di pietra, 1665), in cui riprese il tema tipicamente barocco dell'incostanza in amore. Nel 1666, con Le misanthrope (Il misantropo), toccava uno dei vertici della sua arte. La commedia, che gli valse l'incondizionata ammirazione di Boileau, rappresenta gli eccessi di una virtù, l'intransigenza morale, e mette in scena un personaggio più che mai ambiguo, di cui non si può semplicemente ridere. Nello stesso anno scrisse una farsa brillante, Le médecin malgré lui (Il medico per forza). Seguirono Amphitryon (1668), George Dandin (1668), L'avare (L'avaro, 1668). Nel 1669 Molière ottenne finalmente l'autorizzazione a rappresentare Tartufo, nella versione definitiva in cinque atti. Scrisse quindi la farsa Monsieur de Pourceaugnac (Il signor di Pourceaugnac, 1669) e la commedia Les amants magnifiques (Gli amanti magnifici, 1670). Nell'ottobre 1670 presentò una commedia balletto dalla comicità irresistibile, Le bourgeois gentilhomme (Il borghese gentiluomo), che ridicolizzava le pretese di nobiltà di un borghese arricchito. Per il carnevale del 1671 Molière, Corneille e il poeta e tragediografo Philippe Quinault (1635-1688) scrissero la tragedia balletto Psyché, musicata da Lulli. Qualche mese dopo la farsa Les furberies de Scapin (Le furberie di Scapino) ripropose il tema degli innamorati ostacolati dai genitori. Nel 1672 ottenne un grande successo con Les femmes savantes (Le donne saccenti), satira delle pretese culturali delle donne. L'ultimo capolavoro, Le malade imaginaire (Il malato immaginario), venne rappresentato il 10 febbraio 1673.