Jean Racine

La tecnica teatrale e i grandi temi

Uno degli aspetti peculiari del teatro di Racine è l'assoluta semplicità della struttura; l'azione è ridotta al minimo, non vi sono avvenimenti esteriori, non vi è intrigo. Lo sfondo leggendario e cupo, spesso percorso da bagliori di guerra, è destoricizzato e serve solo da scenario grandioso su cui campeggiano i personaggi. La tragedia si costruisce sul conflitto interiore terribile e possente, e senza via di scampo. Gli eroi, del tutto privi di una vita quotidiana, non agiscono: soli sulla scena, esprimono a lungo i loro dubbi e il loro dolore. La sobrietà e la linearità della costruzione drammatica rappresentano uno dei vertici del classicismo francese, i cui ideali di purezza, rigore e rispetto delle regole trovano nell'opera di Racine l'espressione più alta e autentica. Lo stile sceglie la discrezione, rifiutando ogni eccesso. La passione più violenta viene espressa con allusioni intense ma pudiche, con termini volutamente "velati". Il linguaggio adotta risolutamente un registro alto, ma non enfatico, nobile ma semplice, musicale ma sorretto dalla logica e dall'ordine. Misura e proporzione, purezza e semplicità, verosimiglianza e rispetto delle convenienze rappresentano l'archetipo della poesia classica.

I grandi temi

Il teatro di Racine si contrappone totalmente al mondo di valori di Corneille, scegliendo una prospettiva antieroica. Non a caso tra gli autori antichi egli predilige Euripide, di cui sottolinea il pessimismo, la capacità di rappresentare la debolezza degli uomini. I suoi personaggi non si misurano con le circostanze avverse, non sono, come quelli di Corneille, "artefici del proprio destino". Essi appaiono incapaci di volontà, trascinati dalle situazioni, travolti da un conflitto tutto interiore e quindi tanto più inestirpabile. La passione assume il volto di una fatalità che piega e spezza i destini degli uomini. L'amore, in particolare, appare un sentimento devastante, ineluttabile, intrecciato con i tormenti acuti della gelosia. La lucidità dei personaggi e il linguaggio trasparente e armonioso non sono sufficienti a celare gli aspetti inquietanti e persino angosciosi, il furore dei sentimenti primitivi come l'amore e l'odio, spesso complicati da torbidi rapporti di sangue (l'odio tra fratelli, l'amore incestuoso), il velato sadismo, o l'innegabile insistenza sugli spettacoli sanguinosi e macabri. Le tragedie di Racine si svolgono quasi tutte in un luogo chiuso, una cella in cui il personaggio affronta se stesso e i propri incubi. In questo senso nel suo teatro non entra la realtà, non vi è alcun riferimento a una geografia storica, a un luogo concreto. Il celebre lirismo di Racine non è esente da una componente razionale per cui i personaggi mantengono una coscienza sempre vigile e lucida. Dominati dalla passione, sconfitti, essi si vedono e si giudicano con estrema chiarezza.

La fortuna

Il teatro di Racine, considerato modello del classicismo francese per chiarezza, armonia, rigore, non poteva essere apprezzato dai romantici, i quali attaccarono violentemente l'uniformità dello stile sublime e il carattere tutto ideale della rappresentazione. Il critico tedesco E. Auerbach ha messo in evidenza come nelle tragedie di Racine domini la più assoluta e netta separazione degli stili: il personaggio tragico è del tutto privo di una realtà concreta, non ha sonno, non ha fame, non beve, non è malato, vecchio o deforme, "il personaggio tragico è sempre in atteggiamento nobile, sul proscenio". Verso la fine dell'Ottocento ha avuto inizio una rivalutazione del teatro di Racine. Scrittori, critici, ma anche registi e attori, hanno riscoperto il suo mondo sconvolto e sanguinario, singolarmente vicino alla sensibilità moderna, e hanno sottolineato il carattere cupo e rituale della "cerimonia tragica".