Chateaubriand

Il male del secolo

La prima opera importante di Chateaubriand, il Genio del cristianesimo, si proponeva di dimostrare che la religione cristiana è "la più poetica, la più umana, la più favorevole alla libertà, alle arti e alle lettere", assecondando non solo la politica di Bonaparte, ma anche un movimento di rinascita religiosa in atto nella società. Diventò così un'opera di grande successo, anche se le debolezze del testo, sul piano filosofico, morale e anche religioso, apparvero già evidenti ad alcuni contemporanei. In quel ponderoso volume spiccano tuttavia due racconti, Atala e René, nuovi quanto ai temi, all'ambientazione, alla sensibilità e allo stile. Il linguaggio eloquente, immaginoso, musicale, sensuale e insieme vago, introduce nella prosa francese un ritmo nuovo, lontanissimo dallo stile preciso e ironico degli illuministi. Il colore locale, il fascino dell'esotismo, la stessa vicenda patetica di Atala rivelano ai lettori un nuovo orizzonte della scrittura. Con René poi, racconto più unitario, privo di quelle incertezze d'intreccio che pesano su Atala, Chateaubriand diede nome a quello che sarebbe diventato il "male del secolo". La malinconia di cui soffre l'eroe non deriva da nulla, è nata con lui, precede e impedisce ogni rapporto con la realtà, percorsa dall'immensità inesorabile del tempo, dal sogno e dalla morte.

La vittoria sulla morte

Frutto di più di trent'anni di lavoro, le Mémoires d'outre-tombe (Memorie d'oltretomba, 1848-50) sono il capolavoro di Chateaubriand, che avvertì profondamente l'ambiguità della sua epoca, divisa tra "l'impossibilità del passato e l'impossibilità dell'avvenire". Così il tema del tempo, centrale in tutta la sua opera, si fa qui dominante, dispotico. L'uomo nuovo si sente preda del cambiamento e, in un universo instabile, la ricerca del proprio io conduce alla scrittura della memoria. Chateaubriand non voleva scrivere una confessione, come Rousseau, né cercare una norma di vita, come Montaigne, bensì edificare una leggenda, stabilire la vittoria della scrittura sulla morte. In quarantaquattro libri, divisi in quattro parti, traccia un vasto affresco dell'epoca (con numerose omissioni e falsità) e disegna i ritratti di numerosi personaggi: campeggia fra tutti Napoleone, odiato e ammirato, cui sono dedicati sei lunghi libri. L'intento è far rivivere la storia, risvegliare un mondo scomparso e ritrovare così la propria vita: sconfiggere la morte e il tempo grazie alla potenza creatrice della parola.