Gérard de Nerval

I temi

Notevole è lo spessore di un'opera come gli Illuminati, uno dei suoi libri più felici, in cui Nerval mette a frutto le sue sterminate letture di tipo esoterico e massonico per una galleria di ritratti, tra cui quelli di Restif de la Bretonne e Cagliostro, dominati dai temi del doppio e della fantasticheria. Nei Piccoli castelli di Boemia invece, alternando prosa e poesia, evoca la giovinezza, gli anni della bohème, gli amori e le crisi che avevano accompagnato la sua formazione umana e poetica. L'opera più gioiosa di tutta la sua produzione è quel Viaggio in Oriente che, riprendendo uno dei luoghi più sfruttati della letteratura del primo Ottocento, lo piega alle sue più intime ossessioni, fondendo ricordi di viaggio e antiche leggende, fino a dar vita a un album sfolgorante di terre assolate, califfi e donne misteriose, in un crescendo dove miti biblici e cantari orientali parlano misteriosamente dell'autore e dei nodi irrisolti della sua vita.

Solo nell'ultima, convulsa fase della sua opera, Nerval scende negli abissi della propria psiche con esiti che avrebbero condizionato tutta la letteratura successiva. Già nelle Figlie del fuoco annuncia la sua "discesa agli inferi": in pagine memorabili, attraversate dall'immagine creatrice e catartica del fuoco, e soprattutto in Silvia, rievoca antichi amori, sospesi fra sogno e realtà, nella terribile consapevolezza di non potere, di non aver mai potuto placare il desiderio di serenità e bellezza che lo tormentava. Apparvero allora Il Cristo degli ulivi, sconsolato poemetto in cui il tema del nichilismo e della morte di Dio anticipa in modo sorprendente la filosofia di Nietzsche; lo splendido El desdichado, tragico autoritratto dell'autore: "Io sono il tenebroso, il vedovo, l'inconsolabile". Se in Pandora affiorano i tratti di un altro amore, dell'impossibilità dell'amore stesso; in Aurélia , ultimo e incompiuto lavoro di Nerval, vita e pagina s'intrecciano al punto che solo la vita può porre fine alla pagina e che la pagina documenta la lenta e inesorabile invasione del mondo onirico, fino alla dissoluzione dell'io nella follia. La trasposizione dei sogni, costante stilistica di tutta l'opera di Nerval, qui assume il ritmo di una prosa lucente che, passo dopo passo, conduce negli ultimi barlumi di una mente vicina al delirio, anticipando le esperienze del surrealismo.