L'epigramma

Le “scuole”

Si usa solitamente distinguere due “scuole” da cui provengono i più importanti epigrammisti del primo Ellenismo: la “scuola dorico-peloponnesiaca” e quella “ionico-alessandrina”. La prima, il cui esponente più autorevole fu senza dubbio Leonida di Taranto, utilizza il dorico letterario ed appare ancora molto legata alle tradizioni della polis; l'epigramma di questa scuola tratta argomenti consueti e ama soffermarsi sulla descrizione realistica dell'ambiente, città o campagna che sia, e su scene della vita quotidiana di umili e poveri personaggi del popolo. La seconda scuola si situa all'interno del mondo – dinamico e cosmopolita – di una città come Alessandria ed è rappresentata dai circoli dotti, frequentati da poeti del calibro di Callimaco e Asclepiade di Samo; l'epigramma di questa scuola, composto nel dialetto ionico-epico, privilegia i temi erotico-simposiali e la polemica letteraria. A queste due scuole – la cui distinzione è tra l'altro di natura solo convenzionale – occorre aggiungerne una terza, quella fenicia, sviluppatasi sul finire dell'Ellenismo, tra il II e il I sec a.C. , nelle città della Siria. Caratteristica di questo filone, il cui maggior rappresentante è il celebre Meleagro di Gadara, è la ricerca dell'effetto e del pathos attraverso l'utilizzo di uno stile elegante e sfarzoso, influenzato dalla retorica.

Leonida di Taranto

Nato attorno al 315 a.C. , viaggiò senza una meta precisa per i territori della Grecia e dell'Asia finché, in tarda età, lontano dalla città natale, lo raggiunse la morte (come si apprende dal suo epitaffio). Si conservano circa cento epigrammi, di cui la maggioranza di carattere dedicatorio o sepolcrale.

La poesia di Leonida è spesso venata da toni macabri e questo gusto dell'orrido pervade tutta la sua opera: il tono delicato dell'epigramma erotico, la brevità e la capacità di sorprendere non compaiono nei suoi componimenti che, lontani dalla “finezza” (leptòtes) ellenistica, sono spesso ampi e caratterizzati da uno stile arduo e ridondante.

Leonida si sofferma ampiamente sulla descrizione di situazioni quotidiane focalizzando l'attenzione su personaggi umili (artigiani, pescatori, contadini, filatrici e cortigiane), colti nelle azioni più comuni e consuete. La rappresentazione minuziosa di attrezzi di lavoro (a cui spesso ha dedicato interi epigrammi), rivela un gusto marcato per la precisione terminologica.

Asclepiade di Samo

Della sua produzione restano solo pochi frammenti. Sappiamo con certezza l'esistenza di composizioni esametriche d'argomento mitologico e di alcuni carmi d'invettiva in coliambi. L'Antologia Palatina conserva sotto il suo nome quarantacinque epigrammi, di dubbia autenticità.

L'argomento dei componimenti è sempre quello erotico ed il mondo in cui essi sono ambientati, quello del simposio. In Asclepiade l'amore è principalmente visto come un gioco spensierato, legato solo all'esperienza del soddisfacimento sessuale, anche se compaiono pure motivi tradizionali quali il topos del giuramento d'amore, il motivo della fuggevolezza dell'amore, la paraklausìthron (lamento davanti alla porta chiusa dell'amata).

Asclepiade adotta uno stile levigato ed un metro semplice, in piena sintonia con i canoni callimachei.

Meleagro di Gadara

Vissuto circa tra il 130 e il 60 a.C. , aderì in un primo momento alla filosofia cinica e scrisse, ispirandosi a questa dottrina, alcune satire menippee (ossia dei prosimetri, componimenti in prosa e in versi), di argomento molto leggero. Si dedicò soprattutto alla poesia epigrammatica, di cui resta una produzione molto ricca (circa 130 epigrammi ben conservati). I suoi componimenti, d'argomento erotico sono destinati al raffinato ed elegante mondo del simposio e rivelano le notevoli doti di Meleagro: una sensibile predisposizione a rinnovare immagini e temi tradizionali con un nuovo pathos ed un linguaggio sofisticato, una raffinata tecnica retorica e una grande facilità di versificazione.

Meleagro dedicò poi gran parte della sua vita alla stesura di un'antologia di poeti epigrammisti, la Corona o Ghirlanda (“Stèfanos”), che confluirà nell'Antologia Palatina. La Corona, anteriore al 80 a.C., è suddivisa in base agli argomenti, come appare dal proemio in cui i quarantasette autori citati sono accostati ad altrettanti nomi di fiori (di qui il titolo di Ghirlanda).