Il romanzo moderno

Il romanzo di fine secolo

Nell'ultimo scorcio del Settecento non emersero grandi romanzieri od opere realmente significative per almeno una trentina di anni. È possibile tuttavia individuare due filoni narrativi principali: quello del "romanzo di costume" e quello del "romanzo gotico". A questi va poi affiancata la narrazione di gusto esotico-orientaleggiante rappresentata da William Beckford (1760-1844), il cui romanzo più famoso, Vathek, an Arabian tale (Vathek, un racconto arabo, 1786), testimonia della voga nata dopo la traduzione di The Arabian nights (Le mille e una notte).

Il romanzo di costume

Il romanzo di costume continuò la tradizione del secolo, benché più orientato verso il sentimentalismo. Il culto del sentimento era stato enormemente rafforzato in Inghilterra dall'influsso del romanzo di Rousseau Julie, ou la nouvelle Héloïse (1761). Henry Mackenzie (1745-1831), scrittore scozzese, scrisse The man of feeling (L'uomo di sentimento, 1771), tipico esempio di romanzo sentimentale, The man of the world (L'uomo di mondo, 1773) e Julia de Roubigné (1777). Fanny Burney (1752-1840) è autrice dei romanzi Evelina (1778), Cecilia (1782), meno sentimentali e melodrammatici di quelli di Mackenzie e più volti alla descrizione dei costumi della società del tempo. Il suo occhio ironico scruta personaggi e vanità sociali, portando alla luce le ipocrisie, le piccole crudeltà e gli atteggiamenti snobistici della gente di mondo.

Il romanzo gotico

Questo filone si sviluppò soprattutto come conseguenza dell'interesse sempre maggiore per le epoche barbariche e medievali (che già si era notato nella produzione poetica del Settecento) e di trame complicate e a tinte fosche. Tale voga ebbe inizio con l'opera The castle of Otranto (Il castello di Otranto, 1765) di Horace Walpole (1717-1797): il testo si dichiarava tratto da un libro nero stampato a Napoli nel 1529 intorno a vicende del XII o XIII secolo e narrava la storia dell'ascesa e della rovina di un usurpatore. Artisticamente modesta, l'opera fissò i caratteri del genere: suspense, mistero e terrore, paesaggi selvaggi e sinistri, brughiere desolate e luoghi inaccessibili, antichi castelli pieni di passaggi segreti e prigioni sotterranee. Il genere trovò molti imitatori soprattutto in scrittrici quali Clara Reeve (1729-1807) e Sophia Lee (1750-1824). L'autrice che riscosse maggior successo in questo genere fu Ann Radcliffe (1764-1823). I suoi romanzi The mysteries of Udolpho (I misteri di Udolfo, 1794), ambientato nel Cinquecento in un castello sugli Appennini, e The Italian (L'italiano, 1797), storia di un diabolico frate ai tempi dell'Inquisizione, benché abbiano trame piuttosto artificiose e personaggi e situazioni incredibili, mostrano il talento dell'autrice nella costruzione di atmosfere cariche di suspense, mistero e terrore. Subirono la sua influenza scrittori della generazione successiva come Matthew Gregory Lewis (1775-1818), autore del romanzo The monk (Il frate, 1796), che risentiva anche degli influssi tedeschi (portatori di un orrore romantico, talvolta terrore sensazionale); Charles Robert Maturin (1782-1824), autore del romanzo Melmoth the wanderer (Melmoth il viandante, 1820), in cui il tema faustiano del patto con il diavolo in cambio di una vita più lunga arricchisce l'impianto gotico tradizionale di un senso psicologico del male e di un potere di suggestione finora sconosciuti.

Fra gli esponenti del romanzo gotico spicca Mary Wollstonecraft Shelley (1797-1851), seconda moglie del poeta romantico Percy B. Shelley e autrice di Frankenstein, or the modern Prometeus (Frankenstein, o il moderno Prometeo, 1817), la storia di uno scienziato che con processi elettrochimici e parti sottratte a cadaveri dà vita a un essere umano, che poi gli si ribella; la storia ha avuto costante successo fino a oggi e innumerevoli trasposizioni cinematografiche.