La prosa: Svetonio, Floro, Frontone, Gellio

Frontone

Marco Cornelio Frontone nacque a Cirta in Numidia verso il 100, da una facoltosa famiglia di origine italica. Trasferitosi a Roma dopo gli studi all'epoca dell'imperatore Adriano, divenne il più famoso oratore del suo tempo, tanto che Antonino Pio gli affidò, nel 139, l'educazione dei due figli adottivi, i futuri imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero, con i quali mantenne buoni rapporti anche dopo la loro ascesa al trono, benché si rammaricasse che Marco Aurelio avesse lasciato gli studi retorici per quelli di filosofia. Ottenne anche cariche importanti, che culminarono nel 143 con il consolato: in questa occasione ringraziò l'imperatore con una orazione pronunciata in Senato. Capo riconosciuto della corrente letteraria del purismo arcaizzante, i cui seguaci presero il nome di "frontoniani", estese la sua influenza a tutto il movimento di reazione culturale del II secolo. Morì a Roma, probabilmente intorno al 170; le ultime notizie di lui sono legate alla promessa fatta a Lucio Vero di narrare le campagne militari da lui condotte contro i parti nel 166.

Le opere

Della vasta produzione di Frontone, che comprendeva orazioni, esercitazioni retoriche, anche di argomento paradossale, saggi storici ed epistole, tanto ammirata dai critici antichi, non rimaneva quasi nulla fino al 1815, quando il futuro cardinale Angelo Mai ritrovò nella Biblioteca Ambrosiana di Milano e, successivamente, nella Biblioteca Vaticana, alcuni testi dello scrittore. Le speranze degli studiosi andarono deluse quando si scoprì che i palinsesti comprendevano raccolte di lettere, brevi declamazioni e testi narrativi, in greco e in latino, e frammenti di poco conto, ma che non vi era nessuna delle orazioni che gli avevano procurato tanta fama, quali le arringhe contro Pelope e contro il retore Erode Attico e il discorso pronunciato in Senato contro i cristiani, di cui restano alcuni frammenti tramandati da Minucio Felice. Delle esercitazioni retoriche sono conservate, tra le altre, l'Arion, antica favola di Arione, le Laudes neglegentiae (Elogio della pigrizia), le Laudes fumi et pulveris (Elogio del fumo e della polvere), di cui rimane la parte iniziale. I saggi storici giuntici sono due: il De bello Parthico (La guerra contro i parti) e i Principia historiae, una premessa alla narrazione delle campagne militari di Lucio Vero contro i parti, in cui egli enuncia le proprie idee sulla storiografia. La parte più notevole della produzione di Frontone è composta dalle Epistole, indirizzate ad Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero, all'imperatrice Faustina e ad alcuni amici. Gli argomenti trattati riguardano in genere la retorica e la stilistica. Nei testi pervenuti Frontone mostra una fredda erudizione, scarso interesse per temi morali, filosofici e politici, culto per l'artificio retorico e amore per uno stile puristico, forgiato sull'esempio di Ennio, di Catone e di Sallustio, in cui abbondano termini arcaici e raffinati.