alluvióne

Lessico

sf. [sec. XVII; dal latino alluvío-ōnis].

1) Allagamento prodotto da straripamento di acque correnti o da piogge torrenziali. Fig., eccessiva quantità: fu sommerso da un'alluvione di rimproveri. Con la diminuzione della manutenzione degli alvei dei fiumi, dei terreni non coltivati e soprattutto del sottobosco, il rischio di alluvioni è considerevolmente aumentato; l'alluvione si verifica solitamente nel periodo primaverile quando, all'intensità delle piogge, si aggiunge l'acqua proveniente dal disgelo. Questa acqua reflua porta con sé i resti della vegetazione caduta durante l'inverno trasformando i torrenti in colate di fango e detriti. Una volta giunto nei fiumi, il fango, e il legname in esso contenuto, erode gli argini, anch'essi ricoperti da ulteriori detriti fino al punto di formare vere e proprie dighe che limitano lo scorrimento dell'acqua. Il cedimento di queste dighe naturali provoca ondate di piena che, una volta a valle, vengono accelerate dalle opere di contenimento create dagli uomini per evitare le periodiche inondazioni dei campi. Quando il livello della piena supera le opere di contenimento si ha una alluvione che può interessare intere regioni e, a volte, intere nazioni. Mentre si è intervenuti per restituire ai fiumi le naturali aree di esondazione e per evitare l'ulteriore cementificazione degli argini, poco si è fatto per la manutenzione dei boschi e degli argini.

2) In geologia (specialmente al pl.), accumulo di detriti depositati dai corsi d'acqua in seguito a diminuzione della loro capacità di trasporto (sinonimo di deposito alluvionale). In diritto civile (art. 941) esso appartiene al fondo su cui si deposita e la sua proprietà si dice “acquisita per accessione”.

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