gender pay gap

noto in italiano come “divario retributivo di genere”, è  la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne, trasversale ai vari settori dell’economia. Nell’Unione Europea (dati 2020) le donne guadagnano in media all’ora il 15% in meno degli uomini, con notevoli differenze tra gli Stati membri: si va infatti dal 23% dell’Estonia al 3% della Romania. Un minore divario retributivo di genere non corrisponde necessariamente a una maggiore uguaglianza: in alcuni Stati, divari più bassi, come quello italiano del 5%, tendono a essere collegati a una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, mentre divari più alti tendono a essere collegati a un'elevata percentuale di donne che svolgono un lavoro part-time o alla loro concentrazione in un numero ristretto di professioni.
Le cause del divario salariale sono complesse e vanno oltre la questione di ottenere pari retribuzione a parità di lavoro. Quasi il 30% delle donne lavora part-time. Le donne sono inoltre più propense ad avere interruzioni di carriera e a prendere decisioni professionali basate sulla cura e le responsabilità familiari. Il divario, inoltre tende ad allargarsi con l'età mentre è piuttosto basso quando le donne entrano nel mercato del lavoro. Si riscontrano poi differenze a seconda del settore di impego: secondo i dati del 2017 il divario è più alto nel privato nella maggior parte degli Stati europei. Ulteriore causa è la sovra-rappresentazione delle donne nei settori a basso salario (assistenza, vendite, istruzione) e la sotto-rappresentazione nei settori a retribuzioni più elevate: basti pensare che nella UE nel 2018 erano donne il 41% di tutti gli occupati come ingegneri e scienziati, e che nel 2020 le donne occupano solo il 33% delle posizioni manageriali in Europa.

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