piòvere

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v. impers. e intr. (ind. pr. piòvo; prem. piòvvi, piovésti, ecc.; pp. piovuto) [sec. XIII; latino volg. plovĕre, per il classico pluĕre].

1) Impers. (aus. essere o avere), cadere, venir giù dal cielo, detto della pioggia: ieri è piovuto; ha piovuto tutto il giorno; piove sempre sul bagnato, si dice di guai o fortune che si aggiungono rispettivamente a chi è già tanto disgraziato o fortunato. Per estensione, penetrare, stillare, detto di acqua piovana: una casa tanto malandata, che ci piove dappertutto. Talvolta con costrutto pers., con la pioggia per soggetto: pioveranno gocce grosse e rade. Per analogia, di altri liquidi, rovesciarsi, effondersi in abbondanza: dalla ferita piove sangue.

2) Intr., cadere, venir giù dall'alto in quantità: dalla finestra piovevano sassi sui passanti. Fig., giungere, diffondersi dall'alto: da uno spiraglio tra le nubi pioveva una luce pallida; piovere dal cielo, vedi cielo. Per estensione, giungere in gran numero, capitare in abbondanza: gli son piovute addosso molte disgrazie; “Piove in petto / una dolcezza inquieta” (Montale); anche presentarsi inaspettatamente: mi son piovuti in casa all'ora di pranzo.

3) Non comune, essere in pendenza, spiovere.

4) Lett. come tr., far cadere, diffondere dall'alto: “La sfera del sole pallida... pioveva un calore morto e pesante” (Manzoni).

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