romagnòlo

Indice

Lessico

(lett. romagnuòlo), agg. e sm. (f. -a).

1) Della Romagna: vino romagnolo; abitante o nativo della Romagna; dialetto parlato in Romagna; razza romagnola.

2) Panno di lana grezza e non tinta, usato in special modo dai contadini.

Teatro

Nel teatro romagnolo si possono distinguere tre filoni, corrispondenti a tre aree ben diverse, la faentina, la forlivese e la ravennate. Alla forlivese si deve un repertorio di farse popolari di matrice contadina del sec. XVIII; di due di esse (La suocera tribolata ed E' Burion) si conosce anche l'autore, Carlo Andrea Celli di Verucchio. La faentina ha espresso il commediografo più significativo, il notaio Giuseppe Cantagalli (1860-1926), autore di un centinaio di garbate operine microrealistiche tra le quali godettero vasta popolarità quelle imperniate sui personaggi del contadino Pancrezi e del piccolo-borghese Lovigi Gianfuzi. Della ravennate infine sono emersi numerosi autori, come il fecondo e applaudito Umberto Majoli meglio noto come Euclide d'Bargamen. Tutto questo teatro non è mai uscito dai confini della regione, o della vicina Emilia, e non ha mai espresso una compagnia professionale, essendo stato sempre affidato a gruppi filodrammatici, occasionalmente ospitati anche da sale importanti. La vicinanza con Bologna ha inoltre fatto sì che la regione sia rimasta in parte teatralmente soggetta alla città petroniana, accogliendo, per esempio, le compagnie che a cavallo del 1900 recitavano le commedie di Testoni e importando, con enorme successo, la maschera di Fagiolino manovrata da burattinai provenienti anch'essi da Bologna.

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