Lessico

sf. (non comunemente sm.) [sec. XIV; latino trabs trabis].

1) Tronco d'albero squadrato, a sezione prismatica, usato come elemento in varie strutture edilizie, quali impalcature, capriate, puntelli: le travi del tetto.

2) Per estensione, elemento ad asse baricentrico generalmente rettilineo, a sezione costante o variabile, incastrato a un estremo o vincolato in due o più punti; è elemento strutturale base nelle costruzioni: trave portante; il ponte è sostenuto da travi di ferro. Fig.: fare di un fuscello una trave, ingigantire ogni piccola cosa; non vedere la trave nel proprio occhio, non vedere i propri difetti, detto specialmente in riferimento a chi è eccessivamente critico nei confronti degli altri.

3) Negli aeromobili, trave di coda, elemento strutturale che collega il complesso degli impennaggi all'ala e che si differenzia da una comune fusoliera per la ridotta sezione che ne preclude l'utilizzazione per alloggiare carichi. L'architettura a trave non è molto diffusa per gli aeroplani, mentre lo è per gli alianti, dove rende possibile una certa diminuzione delle resistenze passive. Nel caso degli elicotteri è denominata trave di coda la struttura che collega il gruppo degli impennaggi e del rotore anticoppia alla cabina.

4) Nella ginnastica artistica, trave di equilibrio, attrezzo simile all'asse di equilibrio, con una lunghezza di sei metri. La trave olimpica ha una sezione ovale con due diametri, da 10 e 16 cm: generalmente poggia su due sostegni a cavalletto di altezza graduabile fino a 1,20 m dal suolo.

Diritto

Secondo il Codice Civile il comproprietario di un muro comune può immettervi travi fino a cinque centimetri dalla superficie del lato opposto, però l'altro proprietario ha il diritto di farle accorciare fino alla metà del muro in caso di necessità. Sostituzione di travi, opera di carattere straordinario che è a carico del proprietario dell'immobile.

Scienza delle costruzioni

La trave è elemento strutturale con una dimensione prevalente sulle altre, di norma con sezione costante e asse rettilineo. Il comportamento resistente della trave, che è indipendente dalla forma della sezione e dal suo asse, è antitetico all'azione spingente dell'arco, sviluppando un momento di trasporto dei carichi che induce una distribuzione lineare delle tensioni di flessione sulla sua sezione generica. Il momento sviluppato sarà però diverso al variare dei vincoli e diversi saranno quindi anche i valori delle tensioni, che in una trave isostatica sono nulli sull'asse neutro e massimi ai lembi esterni e che, in particolare, hanno valore di compressione in alto e di trazione in basso nel caso di trave appoggiata e segno opposto nel caso di trave incastrata a sbalzo. La distribuzione lineare delle tensioni sulla sezione, dimostrando come l'impiego di sezioni rettangolari sia poco economico per lo scarso sfruttamento del materiale che lavora prevalentemente nelle sole fasce di bordo, ha portato alla realizzazione di sezioni metalliche a doppio T e scatolari e a T in cemento armato. Le sezioni a doppio T, infatti, concentrano il materiale resistente ai bordi, dove si ha la massima sollecitazione; quelle a T in cemento armato sostituiscono all'ala inferiore una concentrazione di armatura metallica, combinando così l'azione resistente dei due materiali; quelle scatolari, maggiormente resistenti alla torsione, si preferiscono quando vi sia pericolo di svergolamento per eccessiva compressione nell'anima o nell'ala. Particolare tipo di trave scatolare è quella detta a cassone, costituita da due pareti piene collegate da piattabande o da quattro pareti a traliccio; viene impiegata come elemento strutturale verticale atto a sopportare grandi sforzi di punta o come trave soggetta a forti momenti torcenti. La scelta del materiale, così come della sezione, dipende da diversi fattori, quali la luce da superare e quindi le dimensioni, la destinazione d'uso ecc.; in genere si può dire che l'acciaio e il cemento armato precompresso vengono preferiti per le travi con luce molto grande per la loro elevata resistenza. La prima scelta da effettuare è quella statica, che risulta determinante per tutte le scelte successive, date le diverse condizioni che determina. Infatti, se prendiamo come esempio una trave semplicemente appoggiata (isostatica) questa conserva sotto carico la possibilità di ruotare agli estremi o di allungarsi o accorciarsi lungo il proprio asse; mentre una trave continua (iperstatica) ha comportamento completamente diverso per la rigidità e la collaborazione che la continuità crea in tutta la struttura. Per queste sue caratteristiche la trave continua risulta più resistente e quindi più economica di una serie di campate isolate, ma richiede, per esempio, un terreno di fondazione omogeneo, in quanto un cedimento differenziato coinvolgerebbe l'intera struttura. Una soluzione intermedia tra le due precedenti si può trovare con l'introduzione di cerniere in numero e in posizione opportuni, come nella trave Gerber.

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