Lessico

(pronuncia per esteso vi o vu), ventesima lettera dell'alfabeto italiano (ventiduesima considerando j e k).

Fonetica

In fonetica, normalmente in italiano la v ha il valore di una consonante fricativa labiodentale sonora, articolata con la vibrazione delle corde vocali e accostando il labbro inferiore ai denti incisivi superiori in modo che tra gli stessi possa passare l'aria espirata dai polmoni. Diversa è invece in spagnolo la pronuncia di v che ha il valore di una consonante fricativa bilabiale sonora, articolata accostando il labbro inferiore a quello superiore.

Linguistica

In linguistica, la lettera V dell'alfabeto latino deriva dalla lettera Y (ypsilon) dell'alfabeto greco, che a sua volta risale al segno fenicio wāw. In latino il segno V (o la sua tarda variante grafica arrotondata U) era usato indifferentemente per indicare sia la semivocale (volo) sia la vocale u (vnvs). La semivocale cominciò a spirantizzarsi nel sec. I d. C. ( diventa nella pronuncia volo) ma anche questo nuovo suono venne sempre scritto con lo stesso segno V (o la sua variante grafica U). Questa situazione, per cui tre diversi suoni (u v) sono indicati con uno stesso segno, venne continuata anche in italiano fino a quando G. G. Trissino (1524) introdusse la distinzione grafica consistente nell'indicare la fricativa labiodentale sonora con il segno v e la vocale e la semivocale con la variante grafica u, ma questa novità si affermò e generalizzò solo a partire dalla seconda metà del sec. XVII. Il suono italiano v, oltre che dall'originaria del latino classico, può derivare da b e p intervocalici (avere, latino habere; riva, latino ripa). A sua volta v del latino può derivare da indeuropea (latino vidi, sanscrito veda) o da una labiovelare sonora o sonora aspirata indeuropea (latino venio, sanscrito gam-; latino voveo, sanscrito vāghat).

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