Città della Turchia, capoluogo delle due unità amministrative che costituiscono la provincia omonima, 25 m s.m., 5.519.267 ab. (2019).

Generalità

È situata sul Mar di Marmara, all'imbocco meridionale del Bosforo, in posizione strategica a cavallo tra due continenti, l'europeo e l'asiatico. Notevole il patrimonio culturale, che fa capo a numerose e antiche istituzioni: Università (le cui origini risalgono addirittura al sec. V), con specializzazioni nelle branche letterarie, artistiche, giuridiche, mediche e ingegneristiche; istituti di istruzione superiore a indirizzo economico e tecnologico; un centro di ricerche nucleari; società scientifiche (una trentina, fra cui si segnalano quelle geografica, archeologica e folcloristica); biblioteche, musei e teatri. Nel 2010 è stata una delle Capitali europee della cultura

Urbanistica e popolazione

La città odierna è nettamente divisa in tre parti, di forme triangolari e convergenti verso il Mar di Marmara: sul promontorio tra il Corno d'Oro e il Bosforo si trovano i due quartieri di Galata e Pera (Beyoğlu), che insieme formano la İstanbul moderna; sull'altro promontorio tra il Corno d'Oro e il Mar di Marmara sorge Stambul, la parte più antica della città; infine sulla sponda asiatica del Bosforo si estende Scutari (Üsküdar), il sobborgo commerciale. Due ponti (Galata e Atatürk), costruiti nel 1838 e nel 1845, valicano il Corno d'Oro; dal 1973 un ponte sul Bosforo collega i settori europeo e asiatico di İstanbul, mentre dal 1988 un secondo ponte sorpassa lo stretto 7 km più a N. Vicende politiche e calamità naturali (si può considerare che una cinquantina di eventi bellici significativi e altrettanti terremoti di forte intensità abbiano colpito İstanbul nel corso della sua storia) hanno contribuito a modificare l'assetto urbanistico, reso di per sé complesso dal sovrapporsi e incrociarsi continuo di civiltà, etnie e religioni. L'antica Stambul conserva ancora parte della cinta muraria; nonostante vi siano state aperte numerose ampie strade, il tessuto edilizio si mantiene irregolare, con quartieri fatiscenti, occupati da immigrati, accanto ai grandiosi monumenti delle varie epoche. Beyoğlu, da sempre quartiere degli “stranieri”, presenta una struttura di impianto ottocentesco, movimentata dall'altimetria (gallerie, funicolari). Un elemento tipico dell'urbanistica ottomana sono i bazar. Il bazar attuale è formato da due mercati coperti (o bedestan), sale a cupole su pilastri, circondate da un dedalo di viuzze coperte affiancate da botteghe. Un altro tipo edilizio caratteristico è lo han, albergo per le carovane e magazzino per le merci. Delle fortificazioni ottomane si conservano i due castelli di Anadoluhisari e di Rumelihisari e la fortezza delle Sette torri, di fondazione bizantina. La città moderna è Galata-Pera, già quartiere dei Genovesi, a cui fu data in concessione nel 1303 (Torre di Galata); sotto i Turchi divenne sede delle ambasciate europee e vi si concentrarono i sudditi turchi di origine armena, greca ed ebrea. Vi abbondano gli edifici neoclassici e quelli eretti nel caratteristico stile neoclassico turco dell'Ottocento e del primo Novecento (Dolmabahçe). Attualmente vi sorgono vari quartieri eleganti con abitazioni moderne. Lungo il Corno d'Oro si estendono i quartieri portuali, con moli, magazzini e impianti industriali. La forte immigrazione ha determinato, nel sec. XX, una parallela estensione dell'agglomerato urbano su entrambe le sponde del Bosforo e sulla costa asiatica del Mar di Marmara: basti pensare che İstanbul contava appena 750.000 ab. nel 1935, saliti a 1.200.000 nel 1955, a 2.500.000 nel 1975 e nuovamente raddoppiati in seguito. Ciò ha determinato notevoli problemi infrastrutturali nelle periferie, evidenziati soprattutto dall'insufficienza della rete idrica, mentre l'approvvigionamento di energia è stato in parte risolto dal collegamento (1973) con il grande complesso idroelettrico dell'alto Eufrate. Nel 2013 veniva inaugurato il primo tunnel ferroviario sotto il Bosforo.

Storia

La città assunse un importante ruolo politico e commerciale fin dall'antichità. Sembra che nel corso del I millennio a.C. sorgesse un'agglomerazione sul Corno d'Oro: Semistra, la cui popolazione si spostò sulla riva meridionale, dove già si trovava uno stanziamento di pescatori, Lygos. L'antica colonia greca di Bisanzio, fondata intorno al 660 a.C., divenne provincia romana con Vespasiano, ma fu con Settimio Severo e Caracalla che la città acquistò una notevole importanza politica e commerciale. Nel 330 l'imperatore romano Costantino la ribattezzò in Costantinopoli e ne fece la capitale dell'Impero romano. Dopo la scissione del 395, la città divenne la capitale dell'Impero bizantino con il nome di Bisanzio; assediata ed espugnata dall'esercito turco nel 1453, fu capitale dell'Impero ottomano con il nome attuale. Solo nel 1923, con la nascita della Repubblica di Turchia, la capitale venne spostata ad Ankara. Durante la prima guerra mondiale İstanbul fu occupata dagli eserciti inglese, francese e italiano. Sotto la presidenza di Kemâl Atatürk (1923-1938), anche İstanbul ebbe nuovo impulso dalla grande svolta data al Paese con le riforme sociali e la modernizzazione dell'industria; negli ultimi decenni del sec. XX assunse sempre più l'identità di una moderna metropoli europea. § Per la storia antica, vedi anche Costantinopoli. In anni recenti la città è stata oggetto di diversi attacchi terroristici, a partire dal 1977 quando in piazza Taksim furono massacrati 40 sindacalisti e attivisti di sinistra (strage che è rimasta senza autori e mandanti). In seguito, Istanbul è stata periodicamente teatro degli attacchi rivendicati dall’insurrezione curda (PKK) come quelli del 2008 e 2010. Nel 2003 invece 4 imponenti attacchi suicidi rivendicati da Al-Qaeda contro obiettivi occidentali: la banca Hsbc, il Consolato britannico e le sinagoghe di Neve Åalom and Beth Israel: 61 i morti totali (fra cui 4 kamikaze) e 647 feriti. Il governo del presidente Erdogan ha realizzato una serie di grandi opere che da un lato costituiscono un potente stimolo per l'economia, dall'altra stanno alterando irreparabilmente l'immagine della città, sfregiata al tempo stesso da una speculazione edilizia ormai senza freni. Conseguenza di ciò sono stati fra l'altro gli scontri e le proteste del giugno 2013 in piazza Taksim e a Besiktas tra studenti, intellettuali e cittadini da una parte e la polizia dall'altra, in difesa del parco di Gezi (e dei suoi 600 alberi) che il governo cittadino voleva distruggere per ricostruire antiche caserme ottomane che dovranno ospitare un centro commerciale e una moschea. La protesta si è estesa in tutta la Turchia, approfittando del malcontento generale causato da varie misure attuate dal governo di Ankara. Nel 2016, all'aeroporto Atatürk, due attentatori suicidi dell’ISIS, si sono fatti saltare in aria dopo aver aperto il fuoco sui passeggeri nel terminal voli internazionali. Nell'attacco sono morte 41 persone, mentre 239 sono state ferite. Nella notte di Capodanno fra il 2016 e il 2017, un uomo armato ha aperto il fuoco dentro il night club 'Reina', nel quartiere Beşiktaş, nella zona europea della città. Si sono contati 39 morti (la maggior parte stranieri) e una cinquantina di feriti.

Arte

Noti quasi solo dalle fonti sono i monumenti della città greco-romana, distrutta e poi ricostruita da Settimio Severo, ricca di opere d'arte anche prima di Costantino. Come “Nuova Roma” la città costantiniana (inaugurata nel 330) apparve impiantata lungo un asse centrale (la Mese), divisa in quattordici regioni ed ebbe analoga organizzazione amministrativa e molti monumenti: tra questi, il Capitolium e un foro circolare porticato, sull'esempio delle città carovaniere dell'Asia Minore, con una grande colonna di porfido (colonna cerchiata) che reggeva la statua dell'imperatore. Costantiniani sono l'Augusteo, grande piazza sul luogo dell'antica agorà, il palazzo imperiale, l'ippodromo ornato di opere d'arte tra cui il tripode di Platea asportato da Delfi e i cavalli bronzei oggi a San Marco a Venezia. A Teodosio I si devono il Forum Tauri, una colonna coclide istoriata imitante quella di Traiano a Roma, un obelisco egiziano su una base con importanti rilievi storici nell'ippodromo. Arcadio costruì un altro foro e un'altra colonna coclide; Teodosio II eresse una colossale cerchia di mura con torri e porte (Porta Aurea, Porta Topkapı) e ampliò il palazzo imperiale. Nel periodo successivo all'impero di Teodosio II (408-50) sorsero numerose chiese cristiane, di cui restano pochi resti (San Giovanni in Studio, ca. 463). Ma le maggiori chiese della città risalgono all'epoca di Giustiniano: distrutta la chiesa dei Santissimi Apostoli, restano quelle dei Santi Sergio e Bacco (sec. VI) e Santa Sofia (ricostruita dopo l'incendio del 532 da Antemio di Tralles e Isidoro di Mileto), ricca di marmi policromi e di mosaici. L'arte bizantina, fiorita a İstanbul tra i sec. V e VI e sviluppatasi con fasi alterne di splendore e di decadenza fino al sec. XV, assunse caratteri particolari ben distinti. La chiesa di Santa Irene, ricostruita da Giustiniano e ancora nel sec. VIII, conserva in parte la decorazione musiva di età iconoclasta. Dopo il 754 tutte le immagini delle chiese e gli oggetti d'arte applicata con decorazioni figurate furono distrutti. Solo nel sec. IX, con la dinastia macedone, İstanbul ridivenne un fiorente centro artistico e conservò la sua importanza anche dopo la parentesi dell'Impero latino (1204-60) con la dinastia paleologa, fino alla conquista turca (1453). Ai periodi macedone e paleologo risalgono numerose chiese a croce inscritta (tra cui ricordiamo la Vefa Kilise Cami, sec. XIV), importanti cicli musivi (come quelli del sec. XIV che decorano la Kariye Cami, cioè San Salvatore in Chora, il più importante museo bizantino dopo Santa Sofia) e i resti di alcuni palazzi (il cosiddetto palazzo di Giustiniano, sec. X; Tekfur Saray, di età paleologa, con muratura policroma). Durante il periodo ottomano İstanbul divenne la fastosa capitale di un grande impero moderno dove confluivano le ricchezze di tutto lo Stato. Sede di fervide attività artistiche e artigianali (vi ebbero grande sviluppo le officine scrittorie, le fabbriche di armi, tessuti e gioielli), İstanbul raggiunse il massimo del suo splendore nelle realizzazioni architettoniche. I sultani trasformarono in moschee le chiese cristiane e costruirono sulla cresta delle colline una serie di moschee che con le loro cupole e i sottili minareti conferiscono alla città il suo aspetto inconfondibile. La più antica delle moschee imperiali rimaste è quella di Bāyazīd II (1501-06) preceduta da un quadriportico a colonnati e cupolette e con sala di culto ispirata a Santa Sofia. L'epoca ottomana, tra le più ricche d'inventiva nell'elaborazione di strutture civili e religiose, ricavate liberamente dalle precedenti esperienze bizantine, armene e selgiuchidi, raggiunse a İstanbul la sua più compiuta realizzazione, soprattutto nelle geniali interpretazioni del grande architetto Sinān (sec. XVI). Egli costruì la moschea del Principe (Shāhzāde Camii, 1544-48), la Mihrimah (1562-67), la Suleimaniyye (1550) eretta per Solimano il Magnifico, circondata da numerosi edifici che ne facevano un centro della religione e della cultura islamiche, le moschee di Sokollu Mehmet Pascià (ca. 1572), di Aḥmed Pascià (ca. 1555), di Piyali Pascià (ca. 1573), di Rustem Pascià (ca. 1561), la più splendida del genere, con le pareti interne coperte di ceramiche policrome. Al sec. XVII risalgono la Yeni Cami o moschea della Vālide (regina madre), del 1597-1603, rivestita di ceramiche azzurre, e la moschea del sultano Aḥmed I (1607-16), con ceramiche verdi e blu (chiamata per questo la Moschea Blu) e con esterno imponente con cupole e sei altissimi minareti. Il rigore e la chiarezza spaziale del periodo classico dell'architettura ottomana vennero abbandonati nel sec. XVIII per una funzione decorativa degli elementi strutturali, la moltiplicazione delle finestre, l'uso delle cornici sovrapposte e incurvate, la decorazione minuta e abbondante (Nur-u Osmaniye, 1748-55; Laleli, 1759-63). Nel campo dell'architettura civile (l'edificio più antico è il padiglione delle ceramiche, Cinili-Köshk, che risale al 1472) spicca il complesso di Topkapı, il palazzo dei sultani, con parti di diverse epoche, formato da tre grandi aree separate da porte, con cortili su cui si affacciano le caserme, le cucine, la zecca, la sede del Consiglio dei ministri (dīvān), le sale di parata, i locali per i dipendenti, l'harem. Il complesso venne destinato a museo nel 1924 e conserva imponenti collezioni di armi, gioielli, dipinti, manoscritti. Nel primo cortile si trovano il Museo Archeologico e il Museo dell'Oriente Antico; nella parte orientale del secondo cortile (dove erano le cucine) è ospitata una collezione di porcellane cinesi tra le più importanti del mondo. Nel sec. XIX i sultani preferirono a Topkapı dimore di tipo europeo, situate sull'altra riva del Corno d'Oro (Dolmabahçe, 1857; Yildiz). Caratteristiche le fontane, spesso in forma di padiglioni (fontana di Aḥmed III, 1728). Tra gli altri musei di İstanbul vanno ricordati il Museo Archeologico, che conserva il sarcofago di Alessandro Magno, il Museo Etnografio, il Museo di Belle Arti, il Museo dei Tappeti Turchi nel palazzo Ibrahim Paşa e quello del Mosaico.

Economia

Grazie all'attività portuale, İstanbul è un importante centro commerciale; il movimento delle merci si aggira intorno a 5 milioni di t annue, ma particolarmente intenso è il flusso dei passeggeri (traghetti, navi di linea) che fanno del turismo il settore portante dell'economia. Oggi la città genera il 55% del commercio della Turchia, il 45% del commercio all'ingrosso del Paese e il 21,2%  del PNL dell’intero Paese. Le industrie forniscono prevalentemente beni di consumo e materiali da costruzione. Già nodo delle leggendarie ferrovie da Parigi e per Baghdad, İstanbul è servita – oltre alle comunicazioni terrestri e marittime – dal grande aeroporto internazionale di Yesilköy (25 km a W).

Curiosità

İstanbul è sede del Festival Internazionale di Arte e Cultura che si svolge ogni anno a giugno e luglio, oltre che del Festival di Cinema Internazionale che si conclude ad aprile con l'assegnazione dei Tulipani d'oro.

Bibliografia

Per la geografia

W. Leitner, Der Hafen von Istanbul, Vienna, 1967; W. S. Ellis, W. Parks, City Astride Two Continents: Instanbul, in “National Geographic”, Washington, 1973; O. Pamuk, Istanbul. I ricordi e la città, Torino 2008; P. Clark, Istanbul. Ritratto di una città, Bologna 2012.

Per l'arte

R. Janin, Constantinople byzantine, Parigi, 1950; W. P. Newskaja, Byzanz, Lipsia, 1955; P. Sampaolesi, Santa Sofia a Costantinopoli, in L'Alto Medioevo, Firenze, 1968; P. Cuneo, Storia dell'urbanistica. Il mondo islamico, Roma-Bari, 1986.

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