Šolochov, Michail Aleksandrovič

narratore russo (Kružilin, Rostov, 1905-Vecenskaja, Rostov, 1984). Autodidatta, impegnato in gioventù nella vita pubblica e politica (deputato, membro dell'Accademia delle Scienze, membro del Comitato centrale del PCUS), ottenne nel 1965 il premio Nobel per la letteratura. Trascorse la maggior parte dell'esistenza nella regione del Don e alla vita dei suoi abitanti si ispirò nella sua opera. Tipico scrittore realista, Šolochov cerca di descrivere le situazioni di cui è stato testimone. Esordì con i Racconti del Don (1926, più tardi ristampati col titolo La steppa azzurra), cui seguirono i primi due volumi del romanzo-epopea Il placido Don (1928, 1929; III vol. 1932, IV 1940), che gli diede vasta notorietà. È un grande affresco della vita dei Cosacchi del Don, che va dal 1912 attraverso la Rivoluzione e la guerra civile fino al 1921 e che descrive fedelmente le vicende delle singole famiglie e il loro atteggiamento verso la Rivoluzione. Sorprendente è la maturità di questa opera giovanile che differisce dalla relativamente modesta produzione successiva, comprendente tra l'altro il romanzo sulla collettivizzazione Terre dissodate, noto anche col titolo Terre vergini (1932 e 1960), la novella Destino di un uomo (1957) e alcuni capitoli del romanzo incompiuto Hanno combattuto per la patria (1943-59), ambientato durante la seconda guerra mondiale. La paternità de Il placido Don, già in passato variamente messa in dubbio, è stata contestata anche da A. Solženicyn, senza tuttavia che siano mai state fornite motivazioni convincenti, per cui Šolochov è sempre annoverato fra i più importanti narratori sovietici.

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