Plàcido Dòn, Il-

(Tichij Don), romanzo-epopea dello scrittore sovietico M. A. Šolochov, scritto tra il 1928 e il 1940. È l'opera capitale dell'autore e una delle più notevoli di tutta la letteratura sovietica. Rivive in quest'opera la storia dei cosacchi dal 1912 al 1921, dalla vigilia della prima guerra mondiale al trionfo della rivoluzione e all'instaurazione del sistema sovietico. Il protagonista, Grigorij Melechov, con le sue inquietudini, il mutare delle sue scelte, prima a fianco dei bianchi, poi dei rossi, è il simbolo dello smarrimento e del tormento di chi lasciava con rimpianto il passato per cercare di capire la realtà nuova che si andava affermando. Storia di un periodo e di un mondo in cui il sentimento epico è presente con lo stesso impeto, la stessa primitiva immediatezza che appare nelle pagine di Gogol e di Babel (il protagonista combatte in quell'armata di Budënny che Babel ha descritto con arte insuperabile), l'opera si afferma come un capolavoro per il vigore rappresentativo che all'epos sposa la freschezza di una cronaca familiare, in cui le figure sono scolpite a tutto sbalzo, con intuizioni psicologiche profonde da cui erompe prepotente la femminilità dell'amante di Melechov. L'ansia dei tempi nuovi si placa alfine nel riavvicinamento del protagonista ai valori affettivi, al figlio, alla terra in un vincolo che va oltre la nuova realtà politica ma che ne consacra la validità per la trionfante vittoria del popolo restituito alla terra da padrone.

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