Šukšin, Vasilij

scrittore, regista e attore cinematografico sovietico (Srotski, Altay, 1929-Kietskaya 1974). Allievo a Mosca di A. Tvardovskij, che gli pubblicò i primi racconti su Novyj Makarovič, e di M. Romm, che lo guidò nell'attività di cineasta, è stato tra le personalità più vive, affascinanti e anticonformiste del decennio 1964-74, simile al nostro P. P. Pasolini nel procedere sul doppio binario letteratura-cinema, nella polemica per un ritorno alla campagna, nel sentimento della sconfitta e della morte e nella scomparsa immatura. Le sue raccolte di novelle vanno da Abitanti della campagna (1963) a Conversazioni al chiar di luna (1974); scrisse anche un romanzo su S. Razin che avrebbe voluto portare sullo schermo. Premiato nel 1964 a Venezia, alla Mostra del film per ragazzi, per il suo primo film Zivet takoj paren' (1964; Così vive un uomo), scrisse e diresse successivamente due capolavori, Vas syn i brat (1965; Vostro figlio e fratello) e Strannye ljudi (1969; Strana gente), entrambi nella forma del trittico. Col film-testamento Kalina Krasnaja (1974; Viburno rosso) accentuò la polemica e anche l'autobiografismo, interpretando egli stesso, con lancinante sincerità, il personaggio principale accanto alla moglie Lydia Fedoseeva Šukšina. La sua carriera d'attore, iniziata con I due Fëdor (1958) di M. Chucjev, si concluse sul set di Hanno combattuto per la patria (1975) di S. Bondarčuk, che nei titoli di testa rende omaggio alla sua memoria, fermando l'immagine sul suo volto. Una personale gli fu dedicata alla Biennale cinema di Venezia nel 1976.

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