APRA

(Alianza Popular Revolucionaria Americana), movimento politico fondato nel 1924 in Messico da Víctor Raúl Haya de la Torre e da altri intellettuali latino-americani. Haya de la Torre, esiliato dal dittatore Augusto Leguía, riuscì con vari viaggi clandestini in Perú a stringere legami anche in patria. Le basi ideologiche del partito affondano le loro radici nel pensiero “indigenista” di molti scrittori peruviani del principio del secolo. L'APRA, che voleva essere un movimento di riscatto politico-sociale delle popolazioni indie dell'America Latina, di fatto non si estese mai al di là dei confini peruviani, dove poté iniziare la sua attività dal 1930, dopo il crollo della dittatura di Leguía, anche se la sua influenza fu importante nell'America Latina degli anni Trenta. Contraria, fin dalle origini, al principio dell'assunzione del potere attraverso la rivoluzione, l'APRA ebbe essenzialmente carattere riformista; divenuta il movimento popolare più importante del Perú, creò i primi sindacati contadini e operai. Ottenne il suo primo successo nelle elezioni del 1945-46, quando risultò il partito più forte. Ma, dopo il golpe del 1948, subì un'involuzione in senso moderato e, dopo il colpo di Stato del 1963, si avvicinò ai militari al potere. Nelle elezioni per la Costituente (1978) ottenne ancora la maggioranza relativa, ma solo alle politiche del 1985 l'allora segretario dell'APRA, Alán García, riuscì a conquistare, insieme alla vittoria del suo partito, la carica di presidente della Repubblica peruviana. Nel 1990, sconfitto García nel primo turno delle presidenziali, l'APRA appoggiò al ballottaggio Fujimori. Dopo la caduta del regime di Fujimori, nelle elezioni presidenziali del 2001, il movimento tentò di riconquistare il favore del popolo peruviano, ma non ottenne il successo auspicato, in quanto aveva nuovamente candidato Alán García, inviso da buona parte della sinistra e non gradito ai conservatori.

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