Alcmane

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(greco Alkmán-ános), poeta lirico greco (seconda metà del sec. VII a. C.), nativo forse di Sardi (Lidia). Visse a Sparta fino in tarda età, istruendo cori e componendo canti corali per le festività sacre: parteni, peani, iporchemi, inni, che gli alessandrini ripartirono in 6 libri e di cui ci rimangono solo un centinaio di frammenti. Il più esteso di questi giunge eccezionalmente a 101 versi ed è un partenio scoperto nel 1855 in un papiro egizio, ora conservato al Louvre; vi appare per la prima volta la divisione del carme in strofe, cantate alternatamente dalle due parti del coro con movimenti di danza. Nel partenio, incompleto, si fanno le lodi delle fanciulle del coro e delle loro corifee, Agido e Agesicora. Alcmane inizia la lirica corale, alla quale dà forma perfetta: i critici alessandrini, che ne avevano ben più vasta conoscenza, lo collocarono al primo posto nel canone dei lirici greci. Doti precipue di Alcmane sono la grazia e la gaia schiettezza con cui esprime il suo mondo interiore sullo sfondo dell'ambiente e della vita religiosa di Sparta. L'ammirata bellezza delle fanciulle, i panorami della notte e del mare, la natura popolata di uccelli vivono nella sua poesia con una musicalità varia, uno stile sobrio e una lingua non sempre facile, con innesti dell'epica e dell'eolica sulla base dorica.

Bibliografia

C. M. Bowra, Greek Lyric Poetry, Oxford, 1961; C. Calame, Les chœurs des jeunes filles en Grece archaïque, Roma, 1977.

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