Aminta (letteratura)

favola silvestre, in un prologo e cinque atti, di T. Tasso, composta nel 1573 in endecasillabi e settenari e rappresentata durante una festa della corte estense, il 31 luglio di quell'anno, nell'isoletta di Belvedere sul Po, presso Ferrara. L'intreccio, intessuto di allusioni a fatti e personaggi della vita di corte, è semplice. La timorosa ninfa Silvia ricambia d'amore l'ardente pastore Aminta solo quando credendolo morto per amor suo non sa più trattenere l'impeto dei sentimenti. Il Tasso scrisse l'Aminta. nell'anno più lieto e sereno della sua vita, quasi volesse esplorare, accanto al momento tragico della condizione umana, quello idillico e dilettoso di essa. Mancano nell'Aminta . forti contrasti drammatici; c'è però fra i personaggi una raffinata modulazione di rapporti: in Aminta e Silvia l'amore è trepidazione e sofferenza; in Tirsi e Dafne, che osservano, narrano e commentano, esso si fa sensualità compiaciuta, malizia e nostalgia; nel poeta, che dentro a sé lo ricanta, diventa temperata malinconia e coscienza della fragilità di ogni incanto.

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