Antoniano, Sìlvio

cardinale, umanista e pedagogista (Roma 1540-1603). Fin dall'infanzia diede prova, negli ambienti di corte romani, di talento letterario, improvvisando versi. Dal 1555 fu alla corte di Ercole II d'Este, duca di Ferrara, dove insegnò materie letterarie alla scuola dello Studio. Ritornò poi a Roma e qui, per volere di Pio IV, fece parte della segreteria apostolica come segretario del cardinale Carlo Borromeo. Fu rigido revisore delle opere letterarie pubblicate in quel periodo a Roma, fra le quali La Gerusalemme liberata del Tasso. Ebbe fama di buon latinista, tanto da essere considerato degno successore del Bembo: la sua opera maggiore è il trattato in tre libri: Della educazione cristiana e politica dei figlioli (1584). L'opera, scritta per incarico di Carlo Borromeo, s'ispira allo spirito della controriforma cattolica e vuole essere un'esposizione sistematica della metodologia pedagogica del Borromeo. Scopo dell'educazione è formare essenzialmente il cristiano senza tuttavia trascurare i rapporti con la realtà sociale. Nel trattato non mancano spunti di una più moderna tematica educativa, come l'attenzione che l'educatore deve porre alle inclinazioni naturali del fanciullo, e una considerazione particolare, nella prassi pedagogica, dei livelli sociali degli allievi.

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