Büchner, Georg

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scrittore tedesco (Goddelau, Darmstadt, 1813-Zurigo 1837). Figlio di un medico, studiò medicina a Strasburgo. Fondò, nel 1834, la “Società per i diritti dell'uomo” e si diede a diffondere, nell'arretrata Assia, manifesti sovversivi, il più noto dei quali è Der Hessische Landbote (1834; Il messaggero dell'Assia), che reca il motto “Pace alle capanne, guerra ai palazzi” e in cui si propugna, sotto l'impulso di un'idea di giustizia sovrastorica, una rivoluzione di tipo comunista. Nel marzo del 1835 un mandato di comparizione costrinse Büchner a fuggire a Strasburgo. A Zurigo, dove era stato chiamato dall'università per tenere un corso di anatomia comparata, morì di tifo non ancora ventiquattrenne. Accanto al più complesso e tormentato Hebbel, Büchner è il massimo drammaturgo del realismo tedesco, ma fu compreso in pieno solo con l'età del naturalismo. Il suo sguardo non scruta più l'infinito ma, respinta ogni fede e filosofia, cerca nelle manifestazioni più umili dell'esistenza una nuova speranza: in arte l'idealismo è per Büchner “il più oltraggioso spregio della natura umana”, ogni valutazione moralistica è superflua e irrisoria. I suoi eroi non riescono tuttavia a colmare il nichilismo di eredità romantica col sogno: resta l'imperscrutabile, la legge cosmica entro cui il mistero uomo si dibatte. Sfiducia nel liberalismo e scetticismo metafisico si esprimono in accenti grotteschi e dissacranti nel dramma più shakespeariano, Dantons Tod (1835; La morte di Danton). Vuoto e dolcissimo riappare il sogno nella commedia-fiaba Leonce und Lena, idillio fra due annoiati principini di un regno immaginario. La splendida novella incompiuta Lenz (1839) è invece un'analisi del progressivo patologico disgregarsi del mondo davanti agli occhi dell'infelice Sturm-und-Dränger Lenz. Il capolavoro di Büchner è tuttavia il dramma Woyzeck, libero, quasi espressionistico seguito di brevi e violente scene attraverso cui si consuma, sotto il dominio di una fatalità dispotica, la tragedia di un povero soldato analfabeta che sottostà ai cervellotici esperimenti di un medico per mantenere il suo bambino e la sua donna che lo tradisce; accecato dal dolore, la ucciderà, per poi togliersi a sua volta la vita, perseguitato dal rimorso.

Bibliografia

H. Mayer, Georg Büchner und seine Zeit, Wiesbaden-Berlino, 1959; G. Dolfin, Il teatro di Georg Büchner, Milano, 1961; G. Lukàcs, Realisti tedeschi del XX secolo, Milano, 1963; A. Negri, Trittico materialistico. Georg Büchner, Jakob Moleschott, Ludwig Büchner, Roma, 1981.

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