Bonarèlli, Guidubaldo

poeta italiano (Urbino 1563-Fano 1608). Fu al servizio del cardinale Federico Borromeo a Milano, e quindi degli Este, prima a Ferrara, poi a Modena. Ispirandosi alla tradizione letteraria che aveva già prodotto l'Aminta e il Pastor Fido, scrisse la favola pastorale Filli di Sciro (1607). L'invenzione della trama che maggiormente colpì i contemporanei è quella che introduce la ninfa Celia innamorata al tempo stesso di due pastori, Tirsi e Aminta, incapace di scegliere, e decisa a darsi la morte. L'espediente suscitò molte polemiche e Bonarelli rispose con tre Discorsi in difesa del doppio amore della mia Celia, documento importante per i legami con le poetiche cinquecentesche. Lo stile della favola è squisito e raffinato, pieno di trovate argute; il tono dominante è di soave grazia e musicalità, che prelude al melodramma.

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