Brandt, Willy

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uomo politico tedesco (Lubecca 1913-Unkel, Bonn, 1992). Militante socialdemocratico già a 17 anni, all'avvento del nazismo riparò prima in Norvegia e poi in Svezia, abbandonando il nome originario di Herbert Karl Frahm. Come giornalista fu in Spagna durante la guerra civile. Rimpatriato nel 1945, riprese la cittadinanza tedesca e fu eletto deputato della SPD al Bundestag (1949). Dirigente del partito a Berlino-Ovest dal 1950, divenne il braccio destro del borgomastro Ernst Reuter, di cui prese il posto, dopo Otto Suhr, nel 1957, acquistando ben presto un vasto prestigio anche fuori della Germania come rappresentante della metropoli divisa. Chiamato alla presidenza nazionale della SPD nel 1964, contese senza successo il cancellierato della Repubblica Federale ad Adenauer e a Erhard nelle elezioni del 1961 e del 1965, ma nel dicembre 1966, formatasi la “grande coalizione” fra democristiani e socialdemocratici, divenne vicecancelliere e ministro degli Esteri. Nell'ottobre 1969, in seguito all'alleanza della SPD con i liberali, assunse la guida del governo di Bonn, con un programma di riforme economico-sociali e di apertura all'Est (Ostpolitik), pur mantenendo saldi legami con l'Occidente e continuando a promuovere l'integrazione europea. Nel 1970 firmò i trattati di rinuncia alla forza e di riconoscimento dello status quo territoriale con l'Unione Sovietica e la Polonia e l'anno successivo ottenne il premio Nobel per la pace. Rassegnate le dimissioni da cancelliere nel maggio 1974 (a causa dello scandalo provocato dalla scoperta dell'attività spionistica a favore della Repubblica Democratica Tedesca svolta dal suo collaboratore Günther Guillaume), fu in seguito eletto presidente dell'Internazionale Socialista (1976) e deputato al Parlamento europeo (1979). Dimessosi dalla presidenza della SPD nel giugno 1987, fu eletto presidente onorario del partito stesso conservando altresì la presidenza dell'Internazionale Socialista, che lasciò poi nel 1992. Figura tra le più significative della scena politica di questo dopoguerra, ha scritto fra l'altro un'autobiografia (Mein Weg nach Berlin, 1960; La mia strada verso Berlino) e Friedenspolitik in Europa (1968; Politica di pace in Europa). Prima di morire ebbe modo di vedere la riunificazione della Germania, un sogno che aveva lungamente coltivato, come dimostra la determinazione con la quale aveva ideato la Ostpolitik.

Bibliografia

H. O. Bolesch-E. Goyke, Willy Brandt, Bonn, 1961; L. Hermann, Willy Brandt. Ein politisches Porträt, Freudenstadt, 1969; M. G. Dönhoff, Deutsche Aussenpolitik von Adenauer bis Brandt, Amburgo, 1970.

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