Cìvita Castellana

Indice

comune in provincia di Viterbo (38 km), 145 m s.m., 83,28 km², 15.614 ab. (civitonici), patrono: santi Giovanni e Marciano (16 settembre).

Generalità

Centro alle pendici sudorientali dei monti Cimini. È sede vescovile.

Storia

Nato nella prima Età del Ferro, fu la capitale dei Falisci (Falerii Veteres), avversari di Roma già nel sec. V a. C. Dopo le devastazioni dei Romani (241 a. C.), la popolazione si trasferì nelle vicinanze, edificando Falerii Novi. Caduto l'impero romano d'Occidente subì numerose invasioni dei barbari, finché nel 998, avendo ottenuto da papa Gregorio V la giurisdizione sui vicini castelli, riprese l'originaria sede e assunse il nome attuale. Fu concesso in vicariato da Gregorio XI ai Savelli e da Sisto IV ai Borgia. Divenne fondamentale nodo di traffico con la costruzione della variante della via Flaminia nel 1606, e del ponte Clementino, tuttora esistente, nel 1709.

Arte

Scarsi sono i resti dell'antico abitato, a causa della sovrapposizione dell'abitato medievale. Il duomo di Santa Maria (sec. XII, ristrutturato nel sec. XVIII) ha campanile e facciata originari e una gradinata che conduce al raffinato portico, con decorazione musiva, opera dei Cosmati, così come i portali, il pavimento e due plutei nella vecchia sagrestia. L'altare maggiore del sec. III è ricavato da un sarcofago; pregevoli sono gli affreschi e le tele (sec. XIV-XVI); sobria e austera è la cripta a nove navate (sec.VII), che conserva alcune colonne originali e un ciborio. La rocca è una costruzione rinascimentale con mastio ottagonale, opera di Antonio da Sangallo il Vecchio, eretta su fortificazioni dei sec. IX-X per volontà di papa Alessandro VI; oggi ospita una raccolta di reperti archeologici. Nelle aree collinari si conservano invece i resti delle necropoli (sec. VIII-III a. C.) e due templi (sec. VI-IV a. C.); dalle rovine di un terzo tempio è possibile ricostruire la pianta di due edifici affiancati e poggianti su una comune piattaforma di blocchi tufacei (sec. V-III a. C.).

Economia

Fertile area agricola, produce cereali, tabacco, frumento; si pratica l'allevamento di bovini e ovini. La presenza di cave di caolino, sabbie silicee e argille ha favorito lo sviluppo del maggior polo ceramico di sanitari e stoviglierie d'Italia (comprendente una trentina di comuni, circa 80 aziende e 100.000 addetti), a cui si affiancano imprese di accessori per bagno, refrattari, piastrelle e impasti ceramici. L'industria opera nei settori elettromeccanico, siderurgico, estrattivo (tufo e travertino), degli infissi, della lavorazione del legno (mobili), del ferro e dei marmi. Dal 1913 vi opera l'Istituto d'arte per la ceramica.

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