Cagli

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comune in provincia di Pesaro e Urbino (62 km da Pesaro), 276 m s.m., 226,16 km², 8376 ab. (cagliesi), patrono: san Geronzio (9 maggio).

Cittadina su uno sperone alla confluenza del fiume Bosso e del fiume Burano. Insediamento umbro, fu poi vicus romano e dal 554 possedimento bizantino. Divenuta diocesi nel sec. VIII, nel 751 passò ai Longobardi e nel 774 alla Chiesa. Raggiunta l'autonomia comunale nel sec. XIII, conobbe sanguinose lotte politiche interne che culminarono nella sua distruzione. Fu riedificata da Niccolò IV nel 1289 e passò dopo la metà del sec. XIV ai Montefeltro, che ne favorirono la crescita culturale, artistica ed economica. La signoria urbinate, eccetto le brevi dominazioni di Cesare Borgia e di Lorenzo De' Medici, proseguì fino al 1631, anno in cui la città fu annessa allo Stato Pontificio. § Del periodo preromano sono una fonderia per la lavorazione del bronzo e il ponte Mallio. Romanico-gotiche sono le chiese della Misericordia, di San Giovanni Battista, di San Francesco e il duomo. Tra gli edifici civili vi sono il torrione della Rocca, costruzione del sec. XV a pianta ellissoidale (sede del Centro di scultura contemporanea), e il Palazzo Comunale, di origine duecentesca e rimaneggiato nel Quattrocento. Il Teatro Comunale è del 1878. § L'economia è ancor oggi imperniata sull'agricoltura e sullo sfruttamento dei boschi (frumento, foraggi, funghi e tartufi); la cittadina ha tuttavia conosciuto un certo sviluppo industriale nei settori del mobile, dei materiali da costruzione, dell'abbigliamento, della lavorazione del vetro e del ferro battuto.

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