Claudel, Paul

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Biografia

Poeta e uomo politico francese (Villeneuve-sur-Fère, Aisne, 1868-Parigi 1955). Considerato il più grande poeta francese del sec. XX, Claudel – la cui famiglia si era trasferita dal Tardenois a Parigi nel 1881, per l'ufficio del padre, conservatore alle ipoteche – studiò al liceo Louis-le-Grand ed ebbe come maestro il filosofo Burdeau. Nel 1882 o 1883 scrisse la sua prima opera drammatica, l'Endormie, ma soltanto nel 1886 scoprì il suo vero mondo poetico, attraverso il simbolo e la fede. La sua conversione poetica e religiosa nacque alla lettura di Rimbaud e si confermò nella folgorazione divina avvenuta in Notre-Dame, durante i vespri del Natale di quello stesso 1886. Nel 1890 si classificò primo al concorso indetto dal Ministero degli Affari Esteri. Intraprese la carriera consolare e diplomatica e da allora rappresentò la Francia in varie parti del mondo e ricevette influssi sulla sua concezione della vita in Cina e in Giappone. Fu anche a New York (suo primo incarico, 1893), a Washington, Praga, Amburgo, Roma, Rio de Janeiro, Copenaghen. L'ultima sua attività diplomatica la svolse a Bruxelles, come ambasciatore, dove restò fino al 1935. Nel 1946 venne eletto accademico di Francia senza aver mai posto la candidatura, ma la fama del poeta, nonostante il riconoscimento critico non fosse stato subito unanime, era ormai così alta da imporre una consacrazione.

L'opera

La poesia di Claudel, che subì l'influsso di Rimbaud e soprattutto di Mallarmé, e che a sua volta influenzò vari contemporanei, fra cui J. Rivière, trova le sue radici nella concezione che la libertà concessa all'uomo è limitata dalla possibilità di accettare o di rifiutare il compito proposto da Dio. Questo principio, che si ritrova in tutta la sua opera drammatica, lo porta ad accogliere la religione come un fatto monumentale e la Chiesa come maestra infallibile. L'uomo, secondo Claudel, non nasce solo, poiché egli fa parte della creazione e partecipa della divinità: “Nascere è conoscere” (Naître c'est connaître). Tutto nell'opera di Claudel diventa inquietante simbolo, come l'acqua. Essa rappresenta l'elemento liquido che opera una specie di congiunzione con lo spirito creatore, da cui l'uomo si è separato nascendo. L'acqua significa un'idea di assenza, di separazione da Dio e, nello stesso tempo, un ultimo legame fluido che non “consuma la separazione”, ma che rimane come il “mezzo” sempre presente per riportare l'uomo al principio della divinità. Nella continuità del mare Claudel vede la continuità stessa del legame che ricongiunge l'uomo a Dio. Congiunzione che avviene attraverso il “movimento”: la creazione è movimento, la vita è movimento, la ricongiunzione a Dio è movimento, il cattolicesimo è movimento; tematica questa presente in tutta l'opera di Claudel. In Tête d'or (1889) l'assenza di Dio rende sterile l'unione della forza con la bellezza e vano il desiderio di “possesso”. Ne La Ville (1893), dove Claudel affronta il tema del male, l'assenza di Dio significa la condanna dei suoi abitanti; ne La jeune fille Violaine, prima versione 1892 e successive fino alla versione del 1912 col titolo L'annonce faite à Marie (L'annuncio a Maria), forse l'opera più squisitamente poetica di Claudel, l'assenza di Dio, simboleggiata dalla partenza del padre per un viaggio d'oltremare, significa la frattura, il disorientamento, che il ritorno ricompone in una ritrovata serenità. Simbolismo che trova la sua più alta conferma nel miracolo compiuto da Violaine, la quale resuscita da morte il figlio della sorella, accostando alla generazione della carne una più alta generazione dello spirito. L'opera poetica e teatrale di Claudel continua nel segno del simbolo e della fede. In Partage de midi (1905; Crisi meridiana) – confessione del poeta, tormentato da una crisi morale e spirituale, che lo pone dinanzi al conflitto “dell'uso che può fare un cristiano di un amore vietato dalla legge” – si trovano le pagine più alte di Claudel, forse perché il tema riporta a una crisi dell'uomo, angosciato e perduto nel dramma della carne e del sentimento. Tema che non tornerà più in Claudel, la cui opera drammatica si rifarà sempre ai grandi problemi dello spirito e della fede, temporaneamente abbandonati dopo Le repos du septième jour (1896), la cui tematica riguarda la comunione con i defunti e dove il poeta ripropone con la stessa forza l'antica grandezza del teatro greco. La trilogia drammatica L'otage (1909; L'ostaggio), Le pain dur (1914), Le père humilié (1916) è storico-politica solo nel tema. La crisi temporale del papato e l'umiliazione inferta da Napoleone alla Chiesa sono ancora una volta pretesto per considerare la tragedia del mondo moderno, senza libertà e senza Dio, vanamente affidato a un ordine nuovo, che, per essere costruito sulle grandi passioni del danaro e dell'ambizione, è soltanto apportatore di nuovo disordine. Conclusi i grandi problemi della condizione umana, giacché con Le livre de Cristophe Colomb (1927) e Jeanne au bûcher (1935; Giovanna d'Arco al rogo), musicata poi da Arthur Honegger, canta la missione del primo di scoprire un nuovo mondo e della seconda di salvare la Francia, Claudel consacra il suo alto impegno di drammaturgo in Le soulier de satin (1929; La scarpetta di raso), rappresentata nel 1943 anch'essa con musica di Honegger. Attuazione di teatro totale, l'opera, in quattro giornate, sull'epopea cattolica della Spagna nel “secolo d'oro”, ripresenta tutti i temi della poesia claudelliana: amore divino e umano, missione dello Stato e missione della Chiesa, sofferenza dell'uomo e congiunzione in Dio nella ritrovata dignità; pensieri e temi che si sono andati sviluppando non solo nei drammi ma in tutta la sua poesia: dall'Art poétique (1907) – dove appare la rappresentazione dell'universo in un processo continuo di creazione poetica (tutto ciò che porta dall'inesistenza all'esistenza è opera di poesia) – alle Cinq Grandes Odes (1913), che illustrano i principi dell'Art poétique. Creatore di una teoria poetica, Claudel sostiene che la parola, il fiat, è al principio della creazione. La parola si forma “oscuramente” dai luoghi più remoti del cuore e delle viscere. La parola è come un uovo, “una capsula seminale” da cui tutto può generarsi. Sull'insegnamento di Rimbaud, sulla tecnica di Bossuet, Claudel ha allargato il proprio mondo espressivo fino a costruire il suo famoso verso libero che segue il ritmo della respirazione, tagliando la frase in unità non più logiche, ma emotive, forse a ciò stimolato dalla lunga opera di traduttore e commentatore della Bibbia, di Eschilo e di Coventry Patmore, che certamente evocarono in lui un sentimento di grandiosa idealità e di sostanziose verità, fino a impegnarlo in opere redentrici, come quella di riportare alla fede cattolica le grandi anime del suo tempo.

Bibliografia

F. Olivero, La concezione della poesia in Claudel, Torino, 1943; M. Lioure, L'esthétique dramatique de Paul Claudel, Parigi, 1971; A. Blanc, Claudel, Parigi, 1973; A. Espiau de la Maestre, Le rêve dans la pensée et l'œuvre de Claudel, Parigi, 1973; A. Becker, Claudel et l'interlocuteur invisible, Parigi, 1974; A. Espiau de la Maestre, Humanisme classique et syncrétisme mythique chez Paul Claudel (1880-1892), 2 voll., Parigi, 1977; J.-B. Barrière, Claudel, le destin et l'œvure, Parigi, 1979; M. Del Serra, L'uomo comune. Claudelismo e passione ascetica in Jahier, Bologna, 1986.

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