(República de Costa Rica). Stato dell'America Centrale (51.102 km²). Capitale: San José. Divisione amministrativa: province (7). Popolazione: 4.381.987 ab. (stima 2008). Lingua: spagnolo. Religione: cattolici 88%, altri 4%. Unità monetaria: colón (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,847 (50° posto). Confini: Nicaragua (N), Mar delle Antille (NE), Panamá (SE), oceano Pacifico (SW e W). Membro di: OAS, ONU e WTO.

Generalità

Erede di un prospero possedimento spagnolo, la cui economia fu sin dalle origini basata sull'attività agricola degli stessi colonizzatori, la Costa Rica, conseguita l'indipendenza nel 1821, non subì gravi ripercussioni dal passaggio dallo stato coloniale a quello di libera repubblica; seppe conservare una forte stabilità di regime politico, fatto del tutto inconsueto in un'area funestata da continui colpi di stato qual è quella centroamericana, e in larga misura sottrarre la propria economia dalle dipendenze dall'estero. Numerose sono in realtà le caratteristiche socio-economiche, oltreché politiche, che distinguono la Costa Rica dai Paesi vicini: la quasi totale assenza di analfabetismo, la mancanza di contrasti etnici e la relativamente omogenea distribuzione del reddito nazionale. I processi di crescita quindi hanno trovato un terreno più favorevole che altrove, tanto che la Costa Rica è stata definita la "Svizzera dell'America centrale". Il Paese ha saputo guadagnarsi la considerazione e il rispetto dei vicini proprio grazie all'equilibrio istituzionale e sociale. Questa considerazione e questo rispetto rappresentano una dote che i governi costaricensi possono spendere e spendono, infatti, per promuovere modalità di integrazione economica e politica.

Lo Stato

In base alla Costituzione del 1949, la Costa Rica è una Repubblica unitaria di tipo presidenziale. Il presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale diretto per 4 anni, è anche capo del Governo e come tale esercita il potere esecutivo con l'ausilio dei ministri da lui nominati. Il potere legislativo spetta all'Assemblea nazionale unicamerale, i cui membri sono del pari eletti per 4 anni. Il sistema di diritto in uso è basato sul codice spagnolo; il Paese riconosce le emanazioni della Corte Internazionale. L'amministrazione della giustizia prevede, al massimo grado, la Corte Suprema; sono presenti inoltre Corti d'Appello e tribunali minori. La difesa dello Stato, dopo lo scioglimento delle forze regolari avvenuta nel 1949, è affidata a una Guardia civile; sono inoltre attive una Guardia di confine e una Guardia Costiera. L'istruzione è diffusa in modo capillare sul territorio della Costa Rica: il Paese è, infatti, tra gli Stati dell'America Latina, quello con uno dei più bassi tassi di analfabetismo (4,1% nel 2007). L'insegnamento è gratuito e obbligatorio fino a 15 anni; la scuola primaria ha una durata di 6 anni, mentre quella secondaria, che dura 5 anni, è suddivisa in un corso triennale di base (che rientra nell'istruzione obbligatoria) e in corsi biennali a indirizzo specialistico. L'istruzione superiore è impartita nelle diverse università del Paese. Tra le sedi: San José, San Ramón de Alajuela, Heredia.

Territorio: geografia fisica

In gran parte montuosa, la Costa Rica corrisponde strutturalmente a una sezione della dorsale istmica, bordata su entrambi i versanti da pianure costiere, più ampie a N, verso il Nicaragua. Il territorio è percorso da un vigoroso sistema di rilievi in cui si possono distinguere, da N a S, tre cordigliere: quelle di Guanacaste e Central, entrambe vulcaniche, e la Cordillera de Talamanca. Il Paese è di recente formazione, essendosi originato nell'era Cenozoica, quando emerse l'intera regione istmica. La zona interna, montuosa, della Costa Rica è costituita da rocce mesozoiche e cenozoiche che affiorano nella Cordillera de Talamanca, mentre altrove sono ricoperte da imponenti coltri vulcaniche e sovrastate da numerosi vulcani, tra cui l'Orosí (1487 m), il Rincón de la Vieja (1895 m), il Miravalles (2028 m) e il Tenorio (1920 m) nella Cordillera de Guanacaste, il Poás (2704 m), il Barba (2604 m), il Turrialba (3329 m) e l'Irazú (3432 m), uno dei più attivi vulcani centramericani, nella Cordillera Central. Le massime cime del Paese appartengono però alla non vulcanica Cordillera de Talamanca, dove si innalzano i monti Chirripó (3819 m), Terbi (3761 m), Blanco (3554 m) e Kámuk (3554 m). Sul lato volto al Pacifico si allungano inoltre dorsali secondarie, che formano l'ossatura della Peninsula de Nicoya e di quella di Osa. Tra la Cordillera Central e quella di Talamanca si apre una depressione d'origine tettonica, la Meseta o Valle Central, altopiano elevato in media 1000 m e che, per le favorevoli condizioni climatiche e la fertilità dei suoli, ha sempre rappresentato l'area più ricca e popolata del Paese, nonché un agevole passaggio tra la costa caribica e quella pacifica. Lungo il Mar delle Antille si estende una pianura relativamente vasta, formata da alluvioni del Neozoico e che termina con coste basse e rettilinee; assai più esigue sono invece le pianure del versante pacifico, dato l'approssimarsi delle catene montuose al litorale, che risulta perciò assai accidentato (Cabo Santa Elena, Golfo de Papagayo, Peninsula e Golfo de Nicoya, Bahia de Coronado, Península de Osa, Golfo Dulce, ecc.); abbastanza estesa è però la piana del Tempisque (o Pampa de Guanacaste), che separa la Cordillera de Guanacaste dai rilievi della Peninsula de Nicoya. § Il sistema idrografico del Paese è formato essenzialmente da fiumi brevi (il loro sviluppo è in media di 100-150 km) ma di portata relativamente elevata per le copiose precipitazioni; i maggiori corsi d'acqua sono in parte navigabili. Essi fluiscono per lo più paralleli tra loro, scendendo dagli opposti versanti montuosi alle pianure costiere; al Mar delle Antille tributano il San Juan (che segna per un buon tratto il confine con il Nicaragua), arricchito dall'apporto del San Carlos, il Reventazón e il Sixaola, che scorre al confine con il Panamá; nel Pacifico sfociano invece il Tempisque e il Río Grande de Tárcoles. § Data la sua posizione tra gli 8º e gli 11º di lat. N, il Paese presenta un clima tropicale caldo e umido; apportate dall'aliseo di NE, le precipitazioni sono particolarmente copiose e pressoché quotidiane sul versante atlantico (Limón, per esempio, riceve oltre 4000 mm annui), mentre su quello pacifico si alternano nel corso dell'anno una stagione più piovosa (giugno-novembre) e una più secca (dicembre-maggio) e le piogge sono complessivamente meno abbondanti (ca. 1000 mm annui a Puntarenas). Le temperature sono invece uniformemente elevate, con medie annue di 26-29 ºC. Nelle aree interne però il clima è profondamente condizionato dall'altitudine; tra gli 800 e i 1600 m si hanno le tierras templadas, che registrano temperature medie tra i 12 e i 22 ºC, con piogge abbondanti ma non eccessive (1500-2000 mm annui) e dove le condizioni ambientali sono particolarmente adatte all'insediamento umano; oltre i 1600 m si stendono le tierras frías, con temperature medie tra i 5 e i 14 ºC e forti escursioni termiche giornaliere.

Territorio: geografia umana

La Costa Rica non è eccessivamente popolata (86 ab./km²); ha registrato però un fortissimo incremento nel XX sec., passando dai 300.000 ab. del 1900 ai ca. 4 milioni del 2000; ciò è il risultato di un costante abbassamento dell'indice di mortalità, mentre quello di natalità si mantiene su valori assai alti. Nei primi anni del XXI sec., tuttavia, si è verificato un calo del tasso di crescita annua, passato dal 3,1% degli anni Ottanta del Novecento all'1,5% del periodo 2000-2005. Gli abitanti sono quasi interamente d'origine europea; furono infatti gli spagnoli a popolare effettivamente il Paese, nel quale l'elemento indio è stato e rimane estremamente scarso: si calcola che gli amerindi rappresentino il 2% della popolazione, mentre i creoli sono il 77%, i meticci il 17% e i mulatti il 3%. La minoranza mulatta è il frutto dell'immigrazione della manodopera giamaicana che giunse in Costa Rica per lavorare nelle piantagioni di banane delle compagnie statunitensi. Ancora oggi è rilevante il numero dei clandestini, soprattutto nicaraguesi, che sono penetrati in Costa Rica dapprima per sfuggire alle precarie condizioni politiche del loro Paese e, in secondo luogo, attirati dalla richiesta di manodopera a basso costo, provocando, però, tensioni fra Costa Rica e Nicaragua. Molto numerosi sono anche gli immigrati salvadoregni, cubani e peruviani mentre a partire dal 2001 si è registrato un aumento considerevole di rifugiati e richiedenti asilo colombiani. Le fasce costiere, per le loro sfavorevoli condizioni ambientali, sono sempre state le aree meno popolate: oltre il 70% degli ab. si concentra nell'esiguo territorio della Meseta Central, dove la provincia di San José supera i 300 ab./km². La popolazione è per ca. il 40% considerata rurale; la capitale è d'altronde l'unica vera città del Paese (352.366 ab. nel 2008), centro commerciale e industriale di rilievo, grazie alla posizione sulla ferrovia transistmica e sull'autostrada panamericana. Il suo agglomerato urbano, che si è esteso verso E e verso W poiché le catene montuose ne hanno ostacolato l'espansione verso mezzogiorno, conta oltre 1 milione di abitanti. Nessun'altra città raggiunge i 70.000 ab.; i due maggiori centri della Meseta sono Cartago, assai fiorente in epoca coloniale ma progressivamente decaduta per il succedersi di rovinosi terremoti, e Alajuela, mercato agricolo e accogliente città-giardino. Importanti centri costieri sono, agli opposti capilinea della ferrovia transistmica, Puntarenas e Limón (o Puerto Limón), sul Mar delle Antille, seconda città per numero di abitanti (70.166 ab. nel 2008).

Territorio: ambiente

In diretta relazione con le zone climatiche, il Paese offre una rilevante varietà di ambienti vegetali; la flora è inoltre particolarmente ricca perché la Costa Rica, come tutta l'area istmica, rappresenta il punto d'incontro di specie proprie dell'America Settentrionale e Meridionale. Si passa così dalla foresta pluviale delle zone pianeggianti, ricca – in particolare sul versante atlantico – di alberi di alto fusto (caoba, mogano ecc.) con fitto sottobosco di liane e di epifite, ai boschi più radi delle tierras templadas, dove prevalgono i cedri e allignano anche alcune piante locali, come il guanacaste; nelle tierras frías si hanno le distese erbose (páramos) e abbondano le felci. Le foreste occupano complessivamente poco meno della metà del territorio (46,8%) e ospitano circa 500.000 specie animali, di cui oltre la metà appartiene alla classe degli insetti, anche se numerose, e spesso endemiche, sono quelle di uccelli (come l'aquila arpia) rettili (tra cui tartarughe marine, coccodrilli e boa), anfibi (in particolare rospi, come il rospo dorato), mammiferi (giaguaro, tapiro di Baird, formichiere gigante, scimmia scoiattolo, Saimiri oerstedi) e pesci. La fauna terrestre è considerata a rischio a causa del fenomeno della deforestazione, una pratica diffusa specie in passato per far posto ai terreni dedicati alle colture quali caffè, cacao, banane, ananas; il fenomeno del rimboschimento volto allo sfruttamento del legname ha causato inoltre una riduzione della fertilità dei suoli. Il Ministero dell'ambiente e dell'energia, secondo la legge del 1998, ha delegato al SINAC (Sistema Nacional de Areas de Conservación de Costa Rica), strutturato in una sede centrale e in diverse unità territoriali denominate “aree di conservazione”, il compito di monitorare le politiche in materia ambientale, forestale e faunistica e di gestire le aree protette. Queste zone, che interessano quasi un quarto della superficie del Paese, comprendono 20 parchi nazionali, riserve biologiche, oasi faunistiche, meta del turismo nazionale e internazionale (22,9% di aree protette). Inoltre, l'UNESCO ha dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità tre siti del Costa Rica: le Riserve Talamanca Range-La Amistad/Parque Internacional de La Amistad (1983, 1990) in cogestione con Panamá, comprendenti un'ampia sezione di foresta pluviale abitata da 4 tribù indigene; il Parco nazionale Cocos Island (1997, 2002), l'unica isola del Pacifico orientale ricoperta da foresta pluviale, meta dei sub interessati all'osservazione di squali tonni, delfini ecc. e l'Area di conservazione Guanacaste (1999, 2004), un peculiare ecosistema marino e terrestre.

Economia: generalità

La Costa Rica, come gli altri Stati centramericani, basa tradizionalmente la propria economia sull'attività agricola, che appare più sviluppata rispetto a quella dei Paesi vicini; in particolare la Costa Rica presenta minori squilibri interni e una più omogenea distribuzione sia delle terre sia del reddito nazionale (il PIL del Paese era pari, nel 2008, a 29.828 ml $ USA, con un PIL pro capite di 6.580 $ USA), ponendosi così a un livello mediamente più alto di quello dell'America Centrale e Meridionale; contenuta è anche la disoccupazione (4,6% nel 2007). Non mancano, accanto alle piccole e medie aziende agricole a conduzione diretta, che sono sempre state la caratteristica del Paese sin dall'epoca coloniale, alcune grandi piantagioni in mano a società straniere, a cominciare dalla statunitense United Brands (già United Fruit Company, chiamata Mamita Yunai dagli indigeni), o a latifondisti locali; tuttavia, i piccoli e medi proprietari terrieri costituiscono la classe economica più significativa e possono contare su cospicue sovvenzioni da parte del governo, nei cui programmi di sostegno all'agricoltura si colloca anche la distribuzione di nuove terre ai contadini, specialmente nelle aree costiere di recente valorizzazione. Non meno rilevante è l'impegno posto dal governo nel diversificare le strutture produttive, attraverso il potenziamento del turismo e soprattutto con l'avvio di un ampio processo d'industrializzazione, facilitato da una politica che stimola gli investimenti esteri. Gli incentivi fiscali e la creazione di alcune zone franche hanno inoltre attirato numerose imprese straniere, fra cui alcune del settore informatico (come Motorola, Acer e Intel, che nel 1998 ha aperto una fabbrica di microchip nei dintorni della capitale). Queste aziende contribuiscono in modo sostanziale alle esportazioni del Paese, garantendo alla Costa Rica una certa indipendenza rispetto all'andamento dei mercati internazionali delle coltivazioni da piantagione (banane e caffè), che qui si producono in grandi quantità. Anche l'accordo di libero scambio concluso con il Messico nel 1994, che ha portato a una riduzione delle tariffe delle esportazioni della Costa Rica ivi dirette, oltre che alla eliminazione delle tasse sui materiali grezzi importati da questo Stato, deve essere letto come parte del processo di incentivazione allo sviluppo, che ha nel turismo un altro dei punti cardine. Le grosse potenzialità di questo settore, infatti, pur non essendo state del tutto sfruttate, hanno consentito di ricavare proventi superiori a quelli derivanti dal commercio di banane, tradizionalmente in cima ai prodotti esportati (cresciuti di 8 volte dal 1990 al 2006); il numero di turisti, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti e dal Canada, ma anche dall'Europa e in particolar modo dalla Germania, si è incrementato nel periodo 1985-93 nella misura del 150%, per arrivare a oltre 1,7 milioni di ingressi nei primi anni del nuovo millennio (stima 2006). Nel 2004, il Paese ha inoltre aderito, pur se con diverse perplessità, al CAFTA (Accordo di libero commercio del Centro America), promosso dagli Stati Uniti.

Economia: agricoltura, foreste, allevamento e pesca

Il primario interessa il 13% della popolazione attiva e fornisce poco più dell'8% del prodotto interno lordo della Costa Rica (2007), cifre che denotano, dalle rilevazioni degli ultimi anni, una diminuzione consistente dell'apporto di queste attività alla formazione della ricchezza nazionale. D'altro canto, arativo e colture arborescenti occupano poco più del il 10% della superficie territoriale. Tra i prodotti più redditizi, coltivati con tecniche moderne, si annoverano le piante ornamentali, i fiori, l'ananas e altri frutti tropicali: nel quinquennio 1990-94 queste colture hanno subito un incremento del 37,6%, arrivando, nel 1994, a rappresentare oltre la metà del totale delle esportazioni, relegando in una posizione minoritaria quelle del caffè, dello zucchero e delle banane, coltivate nelle piantagioni costiere e pressoché interamente di proprietà della United Brands. Queste colture, tuttavia, hanno riconquistato un ruolo di tutto rispetto all'inizio del nuovo millennio: nel 2004-05, infatti, la Costa Rica si è distinta come il settimo produttore al mondo di banane e il nono esportatore mondiale di caffè. Tra le colture industriali, si segnalano anche il cacao, presente anch'esso nelle pianure litoranee (in particolare nella provincia atlantica di Limón e in quella pacifica di Puntarenas) e la canna da zucchero, oltre al tabacco e al cotone. Sono invece destinati al consumo interno e coltivati per lo più in piccole aziende i cereali (mais e riso), le patate, la manioca, gli ortaggi e la palma da olio; si tratta sovente di un'agricoltura di sussistenza con rendimenti dunque molto modesti. § Nonostante le aree forestali siano particolarmente estese (circa un terzo della superficie totale, ridottasi nell'arco del Novecento di quasi la metà, a seguito di uno sfruttamento indiscriminato che ha trasformato le distese boschive in pascoli) e assai ricche di essenze pregiate, il loro utilizzo è limitato alla produzione di legname ricavato dal cedro e dalla balsa. Occupa invece un rilevante ruolo nell'economia nazionale il settore zootecnico, che alimenta alcune industrie e fornisce anche prodotti per l'esportazione; prevalgono i bovini, seguiti da suini, cavalli e volatili da cortile. § Abbastanza redditizia è la pesca, che viene praticata in prevalenza nell'oceano Pacifico. Ben organizzata è, in particolare, la pesca del tonno; tale attività può contare su impianti per il congelamento e l'inscatolamento (Puntarenas).

Economia: industria e risorse minerarie

La Costa Rica è il più industrializzato Paese dell'America Centrale; nel settore secondario sono impiegati oltre un quinto della forza lavoro del Paese, che concorre per quasi il 29% alla formazione del PIL nazionale. Il settore annovera per lo più piccole e medie aziende, la cui attività si basa sulla lavorazione dei prodotti agricoli, zootecnici e forestali (zuccherifici, manifatture di tabacchi, conservifici della carne e del pesce, birrifici, mobilifici, stabilimenti tessili e dell'abbigliamento). Accanto però a queste aziende che producono beni di consumo quasi esclusivamente per il mercato interno, sono sorti a seguito di massicci interventi governativi e di aiuti statunitensi alcuni grandi complessi (meccanici, farmaceutici, chimici) localizzati intorno a San José, cui vanno aggiunti lo stabilimento di Puntarenas per la produzione di fertilizzanti e la raffineria di petrolio di Limón, raccordata con oleodotto alla capitale. Particolarmente evidente nel caso delle aziende di componentistica elettronica (impiantate nel Paese, come già ricordato, a seguito di incentivi e sgravi fiscali), il modello degli investitori stranieri nella Costa Rica ricalca quello seguito in molti altri Paesi del Centro e Sud America, vale a dire quello delle maquiladoras, le aziende destinate all'assemblaggio di prodotti per il mercato estero. Non solo, ma questo tipo di investimento e di sviluppo, essenzialmente esogeno, alimentando il traffico delle merci ha influito sulla bilancia commerciale, falsandone l'analisi dell'andamento, dato che di fatto i materiali lavorati transitano solamente nel Paese. § Le risorse minerarie sono alquanto limitate e l'attività estrattiva non è molto sviluppata, malgrado il recente interessamento governativo e la crescita della domanda industriale. Si ricavano solo modesti quantitativi di oro, argento, minerali di ferro, zolfo, manganese, bauxite e salmarino. Presenti anche alcuni giacimenti di combustibili come il petrolio (Valle Talamanca). Cospicui incrementi ha registrato invece il settore energetico grazie all'ingente potenziale idroelettrico delle alteterre; la produzione di energia, per lo più di origine idrica, è aumentata tra il 1989 e il 2004 di quasi tre volte.

Economia: commercio e comunicazioni

Nonostante una prudente politica governativa e i tagli della spesa pubblica, la bilancia commerciale rimane in costante e crescente deficit (nel 2006 le esportazioni coprivano meno di tre quarti delle importazioni). Principali partner commerciali sono, per l'import (petrolio, macchinari e manufatti), gli Stati Uniti, il Messico, il Venezuela, la Cina e il Giappone; per l'export (componentistica elettronica, prodotti legati all'agricoltura – caffè, banane, cacao, zucchero – e all'industria farmaceutica e chimica), nuovamente gli Stati Uniti, seguiti da Paesi Bassi, Hong Kong, Cina e i Paesi dell'area centroamericana. § Per quanto riguarda le infrastrutture, le vie di comunicazione sono nel complesso in buone condizioni; le arterie stradali comprendono il tratto costaricense dell'autostrada (carretera) panamericana, che raccorda il Paese con il Nicaragua e il Panamá, e un sistema viario di 36.131 km, solo in parte però transitabili durante la stagione piovosa (dal momento che solo 9.416 km risultano asfaltati). La rete ferroviaria, 650 km, è per metà di proprietà della United Brands; statale è tuttavia la linea più importante, che attraversa la Costa Rica passando per la capitale e riunendo i centri portuali di Limón, maggior sbocco marittimo del Paese, attrezzato per l'esportazione negli Stati Uniti delle banane e di altri prodotti agricoli, e Puntarenas (altri attivi porti sul Pacifico sono Golfito e Quepos, tutti adibiti in prevalenza all'esportazione di banane). Le maggiori città sono inoltre collegate mediante linee aeree; la capitale è servita dall'aeroporto internazionale di Juan Santamaría, situato nella provincia di Alajuela. Ulteriori scali aeroportuali sono quelli di Daniel Oduber Quirós (Liberia) e Limón, sopra la costa del Mar dei Caraibi.

Storia

Abitata, prima dell'arrivo degli Spagnoli, da comunità indigene non particolarmente civilizzate, nonostante i loro contatti con gli Aztechi e i Maya, l'attuale Costa Rica fu conquistata agli inizi della seconda metà del sec. XVI soprattutto per opera di Juan Vázquez de Coronado. Il territorio fu incorporato nella Capitanía General del Guatemala, a sua volta inserito nel Vicereame della Nuova Spagna (Messico). L'indipendenza del Messico coinvolse pertanto tutti i Paesi dell'America Centrale (15 settembre 1821), ma il capo del nuovo Stato messicano, Agustín Iturbide, non accettò il distacco del Centramerica e nel gennaio 1822 occupò la regione. Poco dopo la caduta di Iturbide, i liberali centramericani, riuniti in Assemblea Costituente a Città del Guatemala il 5 giugno 1823, ribadirono la posizione autonomistica del 1821, riassunta nella formula “né con la Spagna, né con il Messico, ma con il Centramerica”. Il 1º luglio successivo nacque lo Stato repubblicano delle “Province Unite del Centramerica”, che si sciolse nel 1839, quando, dopo un periodo di lotta, i componenti dell'entità federativa (Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua) si separarono. La popolazione costaricense, nella stragrande maggioranza di origine europea, sia creola (nata sul posto) sia di fresca immigrazione, era dominata da alcune famiglie di latifondisti, ma anche la piccola proprietà era diffusa; questa struttura attutiva i contrasti sociali e favoriva un regime di pacifico paternalismo. Dopo il 1860, quando si sviluppò la coltivazione del caffè, che fece entrare la Costa Rica nei mercati internazionali, i proprietari delle piantagioni scesero in lotta per motivi di concorrenza e incisero sempre più nella formazione dei governi. Ne derivò, nel 1870, l'ascesa al potere di un caudillo, Tomás Guardia, che facilitò soprattutto gli Inglesi, già presenti con vistosi investimenti nell'America Centrale, mentre lo statunitense Minor Cooper Keith iniziava lo sfruttamento delle banane, dando vita al famoso “impero” della United Fruit Company. La penetrazione economica statunitense continuò sotto la presidenza di Cleto González Víquez (1906-10), che assegnò varie concessioni petrolifere a compagnie statunitensi, e più tardi grazie anche alla politica di Ricardo Jiménez (1910-14) e Adolfo González Flores (1914-17). Dopo la dittatura di Federico Tinoco (1917-19), che fu deposto da una rivolta, con la presidenza di Julio Acosta García (1920-24) il Paese tornò al regime democratico-liberale e per circa vent'anni i mandati presidenziali di Ricardo Jiménez, Cleto González Víquez, Ricardo Jiménez, León Cortez e Rafael Angel Calderón Guardia si compirono regolarmente. Alla scadenza elettorale del 1948, Rafael Angel Calderón Guardia tentò, con l'appoggio della destra, di farsi designare presidente per la seconda volta; gli elettori gli preferirono il riformista Otilio Ulate, ma il Congresso, dominato dai calderonistas, si rifiutò di riconoscere il responso delle urne e ordinò l'incarcerazione di Ulate. Calderón Guardia e T. Picado, che era stato presidente dal 1944 al 1948, chiesero aiuto ai dittatori Somoza del Nicaragua e Carías Andino dell'Honduras. I democratici costaricensi insorsero sotto la guida di José María Figueres e con il sostegno morale del governo guatemalteco. Figueres portò a termine vittoriosamente la propria azione: alla testa di una Giunta provvisoria amministrò il Paese fino al novembre 1949, poi trasmise il potere a Otilio Ulate. Nel 1953, quale leader del Partito di Liberazione Nazionale, fu eletto egli stesso capo dello Stato, ma quattro anni dopo dovette lasciare il passo al leader dell'opposizione conservatrice Mario Echandi. Si alternarono poi al potere conservatori e riformisti fino alla nuova presidenza di Figueres (1970), seguita nel 1974 dall'elezione di Daniel Oduber Quiros, anch'egli del Partito di Liberazione Nazionale. Nel 1978 tornarono alla guida del Paese i conservatori, con il presidente Rodrigo Carazo Odio, esponente della Coalizione per l'Unità. Le elezioni del 1982 furono vinte invece da Luis Alberto Monge Alvarez del Partito di Liberazione Nazionale. Coinvolto nella questione del Nicaragua, Monge Alvarez tenne una linea filoamericana e antisandinista. Il successore, il socialdemocratico Òscar Arías Sánchez, insediatosi alla presidenza nel 1986, avviò una politica più prudente, di concerto con i Paesi istmici, nel tentativo di appianare le divergenze col vicino Nicaragua, da cui, ad aggravare la situazione, giungevano migliaia di profughi. Nell'anno seguente, Arías Sánchez propose un accordo per la pacificazione della regione centroamericana, legato anche all'avvio di un processo di democratizzazione, che fu siglato a Esquipulas dai presidenti degli Stati vicini (El Salvador, Nicaragua, Guatemala, Honduras). Noto appunto con il nome di Piano Arías, esso si rivelò capace di promuovere un certo miglioramento nella situazione politica dell'area e valse al promotore il premio Nobel per la pace (1987). Le agitazioni interne (1988-89), in risposta alla politica economica di austerità perseguita dal governo, aprirono una fase di instabilità, aggravata anche dal coinvolgimento di alcune autorità nel traffico di stupefacenti. Con le elezioni del febbraio 1990 la guida del Paese passò a Rafael Angel Calderón Fournier, candidato del Partito di Unità Socialcristiana (che conseguì anche la maggioranza parlamentare), mentre, nelle elezioni del 1994, la leadership era nuovamente conquistata dai socialdemocratici, il cui candidato José-Maria Figueras veniva eletto alla presidenza della Repubblica. Le elezioni presidenziali del febbraio 1998 erano vinte dal socialcristiano Miguel Angel Rodriguez, che aveva la meglio su José Miguel Corrales, del partito socialdemocratico. Esito analogo per le presidenziali dell'aprile 2002, che vedevano il candidato socialcristiano, Abel Pacheco, prevalere su quello dell'opposizione di centro-sinistra, Rolando Araya. Le elezioni presidenziali del febbraio 2006 sono state vinte da Oscar Arìas, con uno scarto minimo sul suo rivale: Otton Solis. Nell'ottobre 2007 si svolgeva un referendum con cui gli elettori approvavano un trattato di libero scambio con gli Stati Uniti. Nel gennaio del 2010 la vicepresidente Laura Chinchilla del Partito di Liberazione vinceva le elezioni presidenziali, battendo sia il candidato di centro-sinistra Otton Solis sia quello di destra Otto Gyuevara: è la prima volta di una donna a capo del Paese.

Cultura: generalità

La relativa uniformità etnica e le favorevoli condizioni socio-economiche e politiche che contraddistinguono il Paese hanno fatto in modo che non venisse disgregato il patrimonio culturale della popolazione, in favore di una modernità di solito opprimente. La musica, i balli, i costumi e le credenze persistono e informano gran parte della vita dei costaricensi. Nelle arti il Paese non conta personalità di rilievo mondiale, ma non mancano artisti e scrittori che hanno saputo comunicare le caratteristiche peculiari della vita e della storia nazionali. In letteratura molto si deve alla fase modernista e realista, comune a tutto il Centro e Sud America, che ha permesso un salto di qualità nella produzione sia in prosa sia in poesia. Anche le discipline figurative sono fiorite nel corso del XX sec. e, in particolare, dopo la creazione, negli anni Settanta, del Ministero della cultura, evento che ha dato nuovo slancio alla produzione e alla ricerca artistica. Di grande valore restano le bellezze archeologiche di epoca precolombiana. La maggior parte delle istituzioni culturali di Costa Rica si concentra a San José, dove hanno sede numerosi musei: il Museo Nacional, il Museo del Oro Precolombino, con oggetti precolombiani in oro, e il Museo de Jade, con la maggiore collezione di sculture precolombiane in giada al mondo; va segnalata, inoltre, Cartago quale importante centro di arte coloniale. Di grande importanza anche il Teatro Nacional, sempre nella capitale, per la rappresentazione di opere, concerti, balletti, oltre che per il valore intrinseco dell'edificio (del 1897) e dei capolavori che ospita. In Costa Rica lo sport nazionale è il calcio, ma sono diffusi anche il nuoto, il surf e la pallavolo.

Cultura: tradizioni

Unico Paese dell'America Centrale ad avere una fisionomia pressoché etnicamente omogenea, la Costa Rica è abitata da creoli (o ladinos) discendenti da coloni giunti al tempo della Conquista prevalentemente dalla Galizia e dalla Castiglia. Del contesto etnico fanno parte le minoranze dei meticci, dei neri e dei mulatti. I pochi Indios sopravvissuti, che appartengono alle tribù dei Talamanca, vivono ancora in condizioni quasi primitive di pesca, caccia e agricoltura. La loro religione ha subito influssi cristiani, ma non si è snaturata nelle sue strutture essenziali. Fuori da queste minuscole isole aborigene, la vita dei costaricensi è segnata soprattutto dall'impronta data dalle principali attività economiche: le colture del caffè e delle banane. La vita popolare è profondamente imbevuta di tutti i ritualismi connessi con le operazioni richieste dal lavoro. Grandi fiestas coronano gli intensi lavori di raccolta nelle piantagioni: si intrecciano sulle aie i tipici passi del baile suelto, variazione di danze popolari inframmezzata da estemporanee dizioni poetiche; a banchetti e libagioni si accompagnano canti e balli di vario tipo. Corride incruente si tengono diverse volte all'anno con la partecipazione di tutta la popolazione. La cucina ha accolto infiltrazioni francesi e italiane e si basa sullo sfruttamento della banana, usata per zuppe, pane, burro, farina, purea, biscotti e torte, aceto, salsa e persino vino e spumante.

Cultura: letteratura

Territorio povero, isolato e perciò scarsamente abitato, la Costa Rica non conobbe una cultura precolombiana importante e restò al margine anche durante l'epoca coloniale; la stessa indipendenza (1821) non portò in letteratura nomi di rilievo. La guerra contro l'avventuriero Walker (1856-57) è l'unica “epopea” del piccolo Paese. Dell'epoca coloniale si ricorda solo un frate, Antonio de Liendo y Goicochea (1735-1814), che lasciò prose in castigliano e versi in latino; del periodo dell'indipendenza, il vescovo Del Castillo, che fu deputato alle Cortes di Cádice. Il romanticismo ispirò la narrativa di costume e storica di Manuel Argüello Mora (1834-1902), i versi di Pío Víquez (1850-1899) e di José M. Alfaro Cooper (1861-1938) e gli studi storici di Manuel M. de Peralta (1847-1930). Altri buoni narratori furono poi Ricardo Fernández Guardia (1867-1950) e Manuel de J. Jiménez (1854-1916); mentre con Manuel Gonzáles Zeledón (1864-1936) la narrativa si rinnova in senso “modernista”. Poeti di una certa personalità sono, nei modi modernisti, Aquileo J. Echeverría (1866-1909) e Roberto Brenes Mesén (1874-1949), noto anche come educatore e saggista. Figura di valore continentale fu Joaquín García Monje (1881-1958), narratore, critico e direttore (1919) per vari decenni di una delle più belle riviste ispano-americane, il Repertorio americano. Con Moisés Vincenzi (1895-1965) nasce il romanzo moderno, realista, psicologico e fantasioso (Rosalía, Atlanta, ecc.); un rinnovamento poetico è legato ai nomi di Rafael Cardona, Julián Marchena, Francisco Amighetti, Alfonso Ulloa, Alfredo Cardona Peña (n. 1917), noto anche come critico e saggista, e di numerosi altri fino ai più giovani Eduardo Jenkins, Mario Picardo, Virginia Grutter, Enrique Mora Salas, Ana Antillón, Julieta Dobles, Rodrigo Quirós e Alfonso Chase. Fra i narratori, emergono Carmen Lyra, Luis Dobles, Rafael Angel Herro, il notevole José Marín Cañas, Max Jiménez, Julieta Pinto, della quale citiamo il romanzo El eco de los pasos (1979), sulla guerra civile del 1948, El lenguaje de la lluvia (Premio Aquileo J. Echeverría, 1996) Tata Pinto (2005), Joaquín Gutiérrez, e alcuni marxisti, impegnati nella protesta socio-politica, come Carlos L. Fallas e Fabián Dobles. Tentativi teatrali sono legati ai nomi di H. Alfredo Castro, Manuel C. Escalante, Alfredo L. Sancho, Daniel Gallegos e Alberto F. Cañas.

Cultura: arte

I centri archeologici situati nell'area del fiume Diquís vanno menzionati per la scultura litica, per l'arte fittile, che chiaramente si richiama a quella Chiriquí (Panamá) , e soprattutto per l'oreficeria (vedi culture circumcaribiche), i cui prodotti esprimono una sensibilità artistica non comune. La scultura su pietra trova tuttavia il suo optimum nella Peninsula de Nicoya, celebre per le monumentali rappresentazioni di personaggi che recano sulla schiena un alter ego; interessanti anche i vasi modellati e dipinti e soprattutto gli oggetti in giadeite, certo i più raffinati di tutta l'area circumcaribica. Da segnalare infine la scultura litica ,l'arte fittile e la glittica dell'area di Linea Vieja, manifestazioni tuttavia di un livello nettamente inferiore. In epoca contemporanea le arti figurative hanno avuto uno sviluppo notevole grazie alla creazione sia del Ministero della cultura sia alla creazione, nel 1992, di un acclamato International Arts Festival. Centri di interesse si sono rivelati, negli anni recenti, Escazu, con artisti quali Christina Fournier, i quattro fratelli Mena, Dinorah Bolandi, Roberto Lizano, e Santa Ana, con la presenza del Centro creativo. Qui nacque anche uno dei primi importanti movimenti della pittura costaricense, legato alla rappresentazione dei paesaggi, a inizio Novecento, per merito di pittori come Teodorico Quiros, Luisa de Saenz, Manuel de La Cruz.

Bibliografia

Per la geografia

A. Monge, Geografía social y humana de Costa Rica, San José, 1942; J. León, Nuova geografía de Costa Rica, San José, 1952; T. Quirós Amador, Geografía de Costa Rica, San José, 1954; J. Trejos, Geografía ilustrada de Costa Rica, San José, 1960; L. Padoan (a cura di), Nicaragua, Costarica e Panamá, Milano, 1983; C. Stansifer, Costa Rica, Oxford, 1988.

Per la storia

C. D. Ameringer, Democracy in Costa Rica, New York, 1982; L. Bird, Costa Rica: Unarmed Democracy, Londra, 1984; C. Corneli, Costa Rica pura vida, Cuneo, 1990.

Per la letteratura

A. Bonilla, Historia y antologia de la literatura costarricense, 2 voll., San José, 1961-67; J. Valdeperas, Para una nueva interpretación de la literatura costarricense, San José, 1980; J. F. Castellon, Reseña de las letras costarriqueña, San José, 1985.

Per l’arte

D. Stone, Einführung in die Archäologie Costa Ricas, Berlino, 1968; F. Loyo, Arte antigua de Costa Rica, San José, 1979.

Per il folclore

J. Biesanz, Costa Rica Life, New York, 1946; J. H. Styron, Local Colour in Costa Rica, San José, 1979.

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