(Gdańsk). Capoluogo del voivodato di Pomorskie (Polonia), 10 m s.m., 460.524 ab. (stima 2004).

Generalità

Situata presso la costa sudoccidentale del golfo omonimo (Mar Baltico), poco a W della foce della Vistola, alla confluenza della Motława con la Martwa Wisł (Vistola Morta), braccio della Vistola che la collega direttamente al mare. Qui si apre il moderno porto della città, il secondo del Paese dopo quello di Stettino, le cui installazioni si estendono fino a Danzica-Nowy Port; il porto vecchio, assai pittoresco per i suoi edifici medievali, si trova invece in pieno centro urbano, sulla Motława. La città dal secondo dopoguerra ha registrato un forte incremento demografico. Dal 1970 vi ha sede un'università. Vi nacque il filosofo Arthur Schopenhauer (1788-1860). In tedesco, Danzig.

Storia

Citata con il nome latino di Gidania in fonti del 997, quando vi giunse il vescovo boemo Adalberto per diffondervi il cristianesimo, la città ebbe un rapido sviluppo per la sua eccellente posizione naturale, accogliendo mercanti e monaci tedeschi che v'importarono la cultura medievale germanica. Oggetto delle ambizioni danesi, polacche e tedesche, nel 1309 cadde sotto il dominio dei Cavalieri Teutonici, affermandosi come una delle più attive città della Lega Anseatica, cuì aderì nel 1361. L'indebolimento dei Cavalieri Teutonici seguito alla battaglia di Tannenberg (1410) diede alla città la spinta per riconquistare la sua indipendenza (1454), che le fu in seguito garantita, insieme con numerosi privilegi, dal re di Polonia Casimiro IV. Raggiunta nel sec. XVI dai fermenti della Riforma, restò in buoni rapporti con il regno polacco, del quale costituì a lungo l'unico grande porto, diventando nel contempo un sicuro rifugio per profughi protestanti tedeschi e francesi e per gli ebrei. Passato il suo commercio nelle mani di Olandesi e Inglesi, la città conservò una certa floridezza grazie all'esportazione del frumento baltico. Assediata e conquistata nel 1734 dai Russi e dai Sassoni, rimase città libera dopo la prima spartizione della Polonia (1772), ma fu annessa con la seconda (1793) alla Prussia, cui rimase, tranne la breve parentesi napoleonica (1807-1813) sino al 1919. In quell'anno, con il Trattato di Versailles, venne proclamata “città libera”, vivendo i successivi vent'anni come una Repubblica indipendente, inserita nello spazio doganale polacco, con la Società delle Nazioni rappresentata da un alto commissario. La soluzione scontentò sia la Polonia sia la Germania, alimentando la cosiddetta “questione di Danzica”, che fu tra le principali cause che portarono allo scoppio della seconda guerra mondiale. Occupata dai Tedeschi il 1º ottobre 1939, la città subì gravi devastazioni e fu liberata dai Russi nel marzo del 1945. Fino ad allora tra le città più cosmopolite d'Europa, Danzica perdette sia la sua comunità ebraica, avviata allo sterminio dai nazisti, sia quella tedesca, espulsa alla fine della guerra. Annessa alla Polonia (2 aprile 1945), nel dopoguerra venne fedelmente ricostruita sia nelle architetture originali sia nell'impianto urbanistico. I suoi cantieri navali furono a più riprese teatro di proteste e nel 1980, su iniziativa di Lech Wałęsa, vi si affermò definitivamente il sindacato indipendente Solidarność (“Solidarietà”), principale protagonista della lotta che portò alla crisi e al successivo crollo del sistema comunista nell'Europa dell'Est.

Arte

Ai sec. XIV-XV risale un gran numero di chiese tardogotiche di tipo “baltico”, in mattoni e a tre navate di uguale altezza, che caratterizzano il volto monumentale della città. La chiesa dell'Assunzione della Vergine Maria, iniziata nel 1343 e terminata nel 1502, conserva all'interno alcune opere d'arte (Madonna Bella, scultura del 1420 di anonimo; tomba dei coniugi Bahr di A. van den Blocke del 1620). Altre chiese edificate nel corso dei sec. XIV-XV sono S. Bartolomeo, S. Giacomo, SS.Pietro e Paolo, S. Birgitta; le parrocchiali di S. Giovanni e di S. Caterina; le chiese dei francescani, dei domenicani e del Carmine; le chiese degli ospedali di S. Spirito, del S. Sacramento, di S. Elisabetta. I maggiori edifici civili tardogotici sono il palazzo della Compagnia di S. Giorgio (1487-94), il palazzo municipale (1379-82) e il palazzo di Artù (1476-81); dei sec. XVII e XVIII sono la casa d'Oro (1609-18), la casa degli abati di Pelplin (1612) e la casa Uphagen (1775-87, sede del Museo della Cultura Borghese). Numerose sono le torri del sec. XV, soprattutto nella “Città principale”, e i granai gotici, un tempo oltre 200. Alla fine del sec. XVI e agli inizi del XVII, mediante le intense relazioni commerciali con i Paesi Bassi, Danzica diventò il centro dell'irradiazione del manierismo olandese-fiammingo in Polonia. Delle mura dei sec. XIV-XV e di quelle della metà del sec. XVI rimangono ampi tratti, porte e torri. Nell'ex monastero francescano adiacente alla chiesa della Trinità è sistemato il Museo Nazionale, uno dei più ricchi del Paese, che annovera una collezione di opere dal Medioevo a oggi, tra cui il Giudizio Universale (1480), uno dei capolavori di H. Memling, e una pregevole serie di stufe barocche in maiolica. All'interno del Municipio della “Città principale” (con gli splendidi ambienti dell'ex sala della Caldaia, del Vestibolo Grande, della Sala del Tesoro e della Sala Rossa) è allocato il Museo Storico che accoglie cimeli e oggetti sulla vicenda cittadina.

Economia

Nell'economia cittadina, continuano ad avere un notevole ruolo il porto, che gestisce gran parte del traffico commerciale polacco, e le attività cantieristiche, sebbene ridimensionate rispetto al passato. L'industria, anch'essa sottoposta a una ristrutturazione, è tuttora molto attiva, soprattutto nei settori petrolchimico, chimico e alimentare; negli ultimi anni si vanno sviluppando nuove attività nei settori delle nuove tecnologie, delle telecomunicazioni, farmaceutico e cosmetico. Di grande importanza è tuttora la tradizionale lavorazione dell'ambra. Crescente è il ruolo dei servizi, in cui spiccano il commercio e il turismo. Aeroporto internazionale a Rebiechowo.

Bibliografia

H. de Montfort, Dantzig, port de Pologne dans le passé et dans le présent, Parigi, 1939; L. Noël, L'agression allemande contre la Pologne, Parigi, 1946; G. Gafencu, Ultimi giorni dell'Europa, Milano, 1947; A. Cappellini, Dalla conquista di Danzica alla caduta di Varsavia, Savona, 1961; A. Marano, Morire per Danzica, Roma, 1981.

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