Mitologia

(greco Gḗ, Terra; latino Gaía). Madre universale secondo la concezione cosmogonica della Grecia antica. Fa nascere, senza accoppiamento, Urano (il Cielo), Ponto (il Mare) e i Monti che rappresentavano l'elemento terrestre in luogo della stessa, la quale doveva restare al di sopra dei tre elementi costitutivi del mondo. Accoppiatasi con Urano, partorisce i Ciclopi, gli Ecatonchiri e i Titani, dai quali per successivi eventi mitici (tra cui l'evirazione di Urano che interrompe la generazione a livello di primordialità) deriva la stirpe degli dei olimpici. Con Ponto genera esseri “marini” ora ambigui e ora palesemente pericolosi per l'ordine retto dagli dei olimpici: Nereo, Taumante, Forco, Ceto ed Euribia; chiaramente pericolosi sono poi i “mostri” che la mitologia greca faceva discendere da questi: Echidna, le Arpie, Orto, Cerbero, l'idra di Lerna, il leone nemeo, la Chimera e la Sfinge. A Gea si attribuiva anche l'assetto definitivo della Terra: per suo ordine infatti Zeus diventa re degli dei e degli uomini. Ciò significa che la sua potenzialità di madre primordiale si fa attuale come mente ordinatrice.

Iconografia

Non sono giunte fino a noi rappresentazioni scultoree della dea, sebbene Pausania ricordi sue statue di culto. Le figurazioni superstiti più note presentano Gea emergente dalla terra mentre, con le braccia protese, invoca misericordia per i Giganti suoi figli (vasi attici a figure nere e rosse; fregio con la gigantomachia dell'altare di Pergamo, Berlino, Staatliche Museen) o mentre consegna ad Atena il proprio figlio Erittonio (stámnos a figure rosse di Ermonatte, Monaco, Antikensammlung). In epoca più tarda la dea venne rappresentata (in particolare sui sarcofagi) giacente, con cornucopia, cesto di fiori, diadema o ghirlanda di spighe, identificandosi, come simbolo della fertilità, con la romana Tellus.

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