Generazióne del '98

(Generación del '98), denominazione data da Azorín nel 1913 a un gruppo di scrittori spagnoli, diversi per formazione culturale e per tendenze, che intorno al 1898 (data dell'esito disastroso della guerra contro gli Stati Uniti, conclusasi con la perdita degli ultimi possedimenti spagnoli d'oltremare) ebbero chiara coscienza della profonda crisi nazionale e si proposero di creare le premesse per una rinascita spirituale e civile del Paese: M. Unamuno, R. de Maeztu, A. Machado e Azorín stesso ne furono i maggiori esponenti. Questi scrittori assunsero un atteggiamento violentemente polemico rispetto alle generazioni anteriori, considerate responsabili della disfatta, e sottoposero a revisione totale i valori tradizionali spagnoli, individuando l'essenza più profonda del Paese nella vecchia e austera Castiglia, già culla e anima della hispanidad. Il paesaggio castigliano fu assunto a simbolo centrale, insieme espressione dell'ascetismo del loro impeto spirituale, modello per il loro ideale di stile, nitido e sobrio, pretesto per una rivalutazione dei poeti primitivi (G. Berceo, Juan Ruiz), dei classici (Góngora, Gracián), di Larra (acuto indagatore dell'arretratezza, dell'apatia e dell'esasperato nazionalismo spagnolo), per reinterpretazioni del Don Chisciotte e, infine, espressione di un'assillante realtà di povertà e di anchilosi sociale. Il desiderio di far entrare la Spagna in contatto con la cultura europea rese la Generazione del '98 aperta alle principali idee e correnti che influenzarono il secondo Ottocento (Nietzsche, Schopenhauer, Kierkegaard, Spencer, Tolstoj, Ibsen, ecc.). Alcuni critici aggiungono alla Generazione del '98 altri nomi, dai precursori Clarín e A. Ganivet a J. Benavente, R. Valle-Inclán, alla generazione immediatamente successiva: M. Machado, J. R. Jiménez, J. Ortega y Gasset, R. Pérez de Ayala, E. D'Ors, ecc.

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