famiglia di finanzieri statunitensi di origine svizzera, promotori di varie iniziative culturali e filantropiche. Meyer (Berna 1828-Filadelfia 1905) fondò la Smelting and Refining Co. di Filadelfia e acquistò l'American Smelting and Refining Co. Il figlio Daniel (Filadelfia 1856-New York 1930) si dedicò allo sfruttamento di numerosi giacimenti minerari e promosse gli studi aeronautici. Solomon R., figlio di Meyer (Filadelfia 1861-New York 1949), iniziò a raccogliere opere d'arte alla fine del sec. XIX, orientandosi rapidamente verso il settore dell'arte contemporanea, fino a formare una delle più importanti raccolte mondiali. F. L. Wright costruì (1946-59) a New York l'edificio che la ospita (Solomon R. Guggenheim Museum). Peggy, nipote di Solomon R. (New York 1898-Venezia 1979), fondatrice di gallerie d'avanguardia a Londra (Guggenheim Jeune, 1938-39) e a New York (Art of This Century, 1942-47), contribuì a mettere in luce giovani artisti, tra cui J. Pollock e M. Rothko. La sua sceltissima raccolta d'arte moderna, in palazzo Venier a Venezia, fu donata alla sua morte al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, col vincolo della permanenza nella città lagunare.

The Solomon R. Guggenheim Foundation

Fondazione creata nel 1937 con il fine di dare vita a un museo di arte moderna e contemporanea. Il progetto si concretizzò con l'istituzione di quello che venne battezzato con la curiosa definizione di Museum of Nonobjective Painting (Museo della pittura non obiettiva). Nel 1952 la denominazione venne mutata in quella attuale e, cinque anni più tardi, presero il via i lavori per la realizzazione del progetto commissionato da Solomon Guggenheim a Frank Lloyd Wright per la creazione di un nuovo museo d'arte moderna e contemporanea, con sede a New York. In esso avrebbe dovuto trovare una prestigiosa collocazione la ricchissima collezione che il magnate aveva costituito. Inaugurato nel 1959, sei mesi dopo la morte di Wright, suscitò subito un'attenzione e un'mmirazione eccezionali. Il museo, caratterizzato dallo spettacolare andamento elicoidale della struttura, si presentava come un esempio di straordinaria compenetrazione fra la valenza architettonica del contenitore e l'inestimabile valore delle opere d'arte, che ne costituivano il contenuto, con una delle più ricche collezioni esistenti al mondo di opere di V. Kandinskij e capolavori firmati da artisti del calibro di Brâncusi, Calder, Chagall, Delaunay, Klee, Miró, Picasso. Nel 1976 Justin K. Tannhauser donò alla fondazione la sua ricchissima collezione di dipinti impressionisti e post-impressionisti, fra i quali opere di Cézanne, Degas, Gauguin, Manet, Picasso, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, che incrementò in maniera significativa la dotazione del museo newyorchese. Nello stesso anno venne affidata alla fondazione anche la collezione costituita da Peggy Guggenheim, che nel 1979 si trasformò in un museo allestito nel Palazzo Venier dei Leoni di Venezia. Nel 1990, la fondazione acquisì oltre 200 opere di artisti americani minimalisti della collezione Panza di Biumo e decise la temporanea chiusura del Solomon R. Guggenheim Museum, per dare corso alla realizzazione di un progetto di ristrutturazione e ampliamento firmato da Gwathmey Siegel. La re-inaugurazione, nel giugno del 1992, fu accompagnata da non poche polemiche per l'annessione di una nuova struttura, una torre di dieci piani ideata secondo un progetto già abbozzato da F. L. Wright, che sembrava avere alterato l'identità dell'edificio. La ristrutturazione, in questo modo, ha permesso l'ampliamento degli spazi espositivi, mettendo a disposizione dei responsabili del museo una struttura più flessibile e meglio adattabile alle opere d'arte contemporanea. Nello stesso anno la fondazione ha raddoppiato la sua presenza nella città di New York, inaugurando il Guggenheim Museum SoHo, ricavato all'interno di un edificio originariamente adibito ad attività commerciali. La struttura, un palazzo di sei piani caratterizzato da cortina in mattoni, è stata adattata a museo sulla base del progetto firmato dall'architetto giapponese Arata Isozaki e dispone di circa 2800 m² di spazi espositivi. La fondazione ha, inoltre, esteso la sua presenza nel continente europeo, attraverso la realizzazione di due nuovi importanti musei. Il primo a Bilbao e il secondo a Berlino. Il Guggenheim di Bilbao è stato eseguito su progetto di Frank O. Gehry, vincitore del concorso internazionale bandito nel 1981, e inaugurato nel 1997. La sua struttura è divenuta una delle icone dell'architettura contemporanea. Il museo, che occupa una superficie di circa 33.000 m², è stato disegnato come una sorta di gigantesco fiore metallico, formato da una serie di elementi interconnessi e articolati intorno a un enorme atrio. L'aspetto esterno è caratterizzato soprattutto dall'uso del titanio (utilizzato con un software, il CATIA, solitamente impiegato dall'industria aeronautica), che riveste le sinuose geometrie dell'edificio. La sua collezione permanente comprende opere dei maggiori artisti della seconda metà del Novecento quali De Kooning, Rothko, Pollock, Motherwell, Rauschenberg, Rosenquist, Still e Tapies. Lo spazio dedicato agli artisti contemporanei, europei e statunitensi è molto ampio; accanto alle installazioni di Boltanski, ai fotomontaggi di Gilbert & George, troviamo la pittura di Basquiat, Cucchi, Schnabel, Clemente, Sol LeWitt e Serra. Ben rappresentata è anche la giovane pittura spagnola e basca. Il museo di Berlino è nato dall'iniziativa congiunta della Fondazione Guggenheim Foundation e della Deutsche Bank. La struttura scelta in questo caso è un palazzo costruito negli anni Venti, che si affaccia sulla Unter den Linden, non lontano dalla Porta di Brandeburgo. Il nuovo assetto museale dell'edificio, ideato dall'architetto americano Richard Gluckman, risponde alle più attuali concezioni museografiche. La creazione di ampi spazi permette, mediante strutture temporanee, di rispondere in modo efficace a molteplici esigenze; il museo è infatti sede espositiva per mostre temporanee. La collezione permanente del Guggenheim di Berlino comprende la corposa raccolta della Deutsche Bank, e include opere di ambito europeo databili tra gli inizi del Novecento e il 1990. Tra queste spiccano i nomi di Schiele, Kandinsky, Schlemmer, Nolde, Mondrian, Rosenquist e Rauschenberg. Di particolare rilievo è la presenza dei giovani artisti contemporanei europei.

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